Da sessantacinque giorni sono già in sciopero fame
Apcom, 30 settembre – I 36 residenti del Campo di Ashraf arrestati nell'assalto lo scorso luglio delle forze irachene a quest'enclave in territorio iracheno dove vivono circa 3,500 membri dei Mujaheddin del popolo iraniano (Pmoi), minacciano lo sciopero della sete per il timore di essere trasferiti in luoghi ignoti. E' quanto afferma in un comunicato il Consiglio nazionale della resistenza iraniana (Cnri), la principale organizzazione di opposizione al regime di Teheran, di cui fa parte anche il Pmoi, ricordando che i 36 sono già in sciopero della fame da 65 giorni e secondo i medici alcuni di loro versano in gravi condizioni.
Nonostante la magistratura di Khalis abbia emesso il 27 settembre per la terza volta una sentenza di liberazione a favore dei 36, il governo iracheno finora si è rifiutato di scarcerarli. Secondo il Cnri, il governo iracheno con "una iniziativa illegale" intende trasferirli in luoghi ignoti a Baghdad e l'operazione è diretta dall'ambasciatore iraniano in Iraq, uno dei capi della Forza terroristica Qods Kazemi Qomi.
La Resistenza Iraniana nel comunicato lancia un ennesimo appello alle forze americane in Iraq per farsi consegnare, secondo gli impegni accordati, i 36 ostaggi che l'Iraq tiene prigionieri senza alcuna giustificazione e chiede al Segretario Generale dell'Onu, all'Alto commissariato dei diritti umani e alla delegazione di soccorso dell'Onu in Iraq di intervenire con urgenza. Il Campo di Ashraf era stato costruito negli anni '80 per accogliere i membri del Mpoi, una delle formazioni più attive nell'opposizione iraniana. Ashraf è stato anche sede di un campo di addestramento dell'opposizione iraniana, ma dopo l'arrivo degli americani in Iraq tutte le armi sono state requisite e con esse ogni operazione di matrice militare è stata abbandonata. Il campo attualmente è un villaggio abitato da circa 3.500 attivisti che portano avanti una intensa attività politica e diplomatica di opposizione al regime di Teheran Gli Usa hanno amministrato il campo fino all'inizio di quest'anno, quando hanno trasferito i poteri al governo iracheno.
E le istituzioni di Baghdad sono per lo più filo-iraniane e quindi il loro obiettivo è di chiudere il campo e rimpatriare in Iran i 3.500 membri del Mpoi, che andrebbero incontro ad arresti e morte certa. La verità è che vengono messe in atto le richieste fatte dal regime di Mahmoud Ahmadinejad, per opprimere la resistenza iraniana in Iraq. Anche Amnesty International ha più volte ribadito la propria opposizione al rimpatrio forzato dei mujaheddin, ventilato dalle autorità irachene.
Mentre Miriam Rajavi, presidente del Cnri, ha richiesto al presidente americano Barack Obama "di intervenire immediatamente per far sì che le forze Usa riprendano momentaneamente il controllo del campo per prevenire ulteriori spargimenti di sangue, fino a quando la responsabilità di Ashraf non sarà affidata ad una forza internazionale sotto il controllo delle Nazioni unite".