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Il senatore Torricelli e il professor Schneebaum visitano l’Iraq sulla base di una proposta dell’UNAMI per risolvere la questione delle proprietà di Ashraf

Il governo iracheno rifiuta di incontrare i rappresentanti legali internazionali per la questione delle proprietà dei residenti di Ashraf, nonostante l’accordo

Sulla base di una proposta dell’UNAMI, il senatore Torricelli e il professor Schneebaum, rappresentanti legali dei residenti di Ashraf per la soluzione delle questioni relative alle loro proprietà, hanno visitato l’Iraq dall’1 al 4 gennaio 2013. In diverse corrispondenze fra il rappresentante dei residenti all’esterno dell’Iraq, i rappresentanti legali dei residenti, il governo degli Stati Uniti e funzionari dell’UNAMI, lo schema di questo viaggio era stato concordato anticipatamente e avrebbe dovuto includere incontri con funzionari degli Stati Uniti, dell’UNAMI e iracheni, visite ai campi Ashraf e Liberty, consultazioni con avvocati iracheni circa la legislazione dell’Iraq e negoziati su tutti i beni mobili e immobili. Tuttavia, nessun rappresentante del governo iracheno li ha incontrati e non è stato loro consentito di visitare i campi Ashraf e Liberty. Il senatore Torricelli e il professor Schneebaum hanno potuto incontrare solo un gruppo di sette persone di Camp Liberty al suo esterno. Erano pronti a rimanere più a lungo in Iraq, se avessero avuto un’opportunità di discutere la questione con le autorità irachene, ma è stato loro detto che non sarebbe stato possibile.
Prima che partissero dagli Stati Uniti, ai rappresentanti legali dei residenti era stato detto che molto probabilmente avrebbero incontrato Faleh Fayad, consigliere per la sicurezza nazionale del primo ministro Maliki, o George Bakoos, suo consigliere politico, ma a Baghdad l’UNAMI ha detto che i funzionari iracheni non avrebbero incontrato alcuno che rappresentasse l’OMPI se non avvocati iracheni. I rappresentanti legali hanno considerato questo un tradimento dei precedenti impegni e hanno chiesto all’UNAMI e al governo degli Stati Uniti di intervenire per facilitare l’incontro.
Questo è stato l’ultimo atto di una serie di sabotaggi da parte del governo iracheno negli ultimi 14 mesi al fine di rubare i beni di proprietà dei residenti, senza alcuna compensazione. Inizialmente, le forze irachene impedirono l’accesso agli uomini d’affari iracheni che erano interessati all’acquisto di proprietà dei residenti, e alcuni di loro furono anche arrestati e percossi. Poi, nell’aprile 2012, i residenti firmarono un accordo con un imprenditore iracheno per vendere i loro beni mobili e immobili, ma il governo iracheno impedì l’attuazione del contratto e furono così persi sei mesi senza alcun progresso. Nel settembre 2012 un’impresa britannica firmò un contratto con i residenti, acquistando ogni loro proprietà, mobile e immobile. Questo contratto fu confermato dal Ministero degli Esteri britannico, dall’ambasciata irachena a Londra e dalla Camera di Commercio Britannico-Araba, ma il governo iracheno, minacciando di uccidere il rappresentante iracheno della ditta britannica, impedì l’attuazione di tale accordo. Al fine di scoraggiare l’acquirente britannico dal procedere con il contratto, il signor Kobler, Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell’ONU, lo chiamò personalmente insinuando che parte delle proprietà sarebbero potute essere rubate!
Quindi, Martin Kobler il 22 novembre inviò un piano in sei punti al rappresentante dei residenti fuori dall’Iraq, con l’approvazione del governo iracheno: i residenti avrebbero dovuto dare istruzioni a un avvocato iracheno perché elencasse i beni “vendibili” e collocarli in un piccolo settore di Ashraf, affidandoli al governo iracheno e trasferendosi intanto a Camp Liberty, e l’avvocato avrebbe potuto venderli in seguito. Il segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran annunciò lo stesso giorno che tale accordo non sarebbe stato nient’altro che un esproprio dei beni dei residenti.
Quindi, Gyorgy Basztin, vice del Rappresentante Speciale del Segretario Generale, il 24 novembre contattò il rappresentante dei residenti fuori dall’Iraq suggerendo che “una delegazione di avvocati internazionali e amici americani o una personalità americana come mediatore” si recasse in Iraq e raggiungesse “un accordo congiunto con il governo dell’Iraq, l’ONU, l’ambasciata degli Stati Uniti e autorità americane”. Il rappresentante dei residenti si disse d’accordo con tale proposta per e-mail e scrisse: “Presumo che voi abbiate l’approvazione del governo dell’Iraq”.
Il rappresentante dei residenti fuori dall’Iraq scrisse il 29 novembre: “Il nostro rappresentante legale nelle discussioni circa le proprietà dei residenti di Ashraf è a questo punto il senatore Torricelli. Due avvocati che lo consiglieranno in materie legali lo accompagneranno. Le discussioni dovranno essere senza alcuna precondizione e limitazione e dovranno includere tutti i beni mobili e immobili”.
Il governo dell’Iraq dopo un mese di rinvii ha rilasciato visti d’ingresso negli ultimi giorni di dicembre solo per il senatore Torricelli e uno degli avvocati. Essi sono partiti immediatamente per l’Iraq, il primo gennaio.
La relazione su questo viaggio di quattro giorni è già stata sottoposta a funzionari degli Stati Uniti e dell’ONU. La relazione, fra l’altro, evidenzia:
“L’UNAMI ha concluso che lo sviluppo futuro dell’Iraq dipende dalla sopravvivenza dell’attuale governo di Nouri Al-Maliki. Puntellare Maliki, e proteggerlo da qualsiasi spaccatura potenzialmente evitabile, sembra all’UNAMI essere la sola alternativa al vedere l’Iraq scendere nella guerra civile lungo linee etniche (arabi/curdi) e settarie (sunniti/sciiti). Tristemente, questa pessimistica previsione sul futuro del Paese potrebbe essere accurata. Contrariamente all’analisi dell’UNAMI, molti osservatoti considerano Maliki il problema, non la soluzione.
A nostro avviso, molto dell’atteggiamento dell’UNAMI nei confronti della questione del MEK può essere spiegato alla luce di questa premessa. Ci è stato detto esplicitamente, ad esempio, che il governo di Maliki letteralmente non sopravvivrebbe a una decisione di compensare il MEK per i suoi beni immobili…
Noi comprendiamo pienamente che il governo iracheno erigerà tutti i tipi di barriere contro una soluzione legalmente corretta ed equa. Chiediamo che l’UNAMI non agisca in modo tale da legittimare o sostenere argomenti infondati. Piuttosto, ci attendiamo che l’UNAMI assuma una posizione imparziale, coerente con i principi del diritto internazionale che da molto tempo sono parte del sistema delle Nazioni Unite. Se il diritto internazionale e quello interno richiedono che i residenti siano compensati per le loro proprietà, dire questo dovrebbe essere interamente compreso nel mandato dell’UNAMI”.
I rappresentanti legali dei residenti hanno anche negoziato con l’ambasciatore degli Stati Uniti in Iraq e con un gruppo di avvocati iracheni. Hanno studiato soluzioni giudiziarie all’interno e all’esterno dell’Iraq contro l’esproprio dei beni dei residenti. Ci sono efficaci rimedi internazionali da perseguire se gli attuali tentativi giungeranno a un’impasse.
Il senatore Torricelli e il professor Schneebaum hanno concluso che “c’è ovviamente ancora molto lavoro da fare per portare la questione delle proprietà a una soluzione accettabile. Il nodo della materia è raggiungere un accordo sulla compensazione per la proprietà immobiliare. Data l’attuale posizione dell’UNAMI, è vitale che gli Stati Uniti giochino il proprio ruolo cruciale al fine di risolvere questo problema.”
I rappresentanti legali dei residenti hanno anche espresso preoccupazione per l’insistenza del governo iracheno sul trattare solo con avvocati iracheni e hanno notificato all’UNAMI e a Martin Kobler che avvocati iracheni sono in linea di principio pronti a presentarsi al loro governo previe forti e scritte assicurazioni da parte del governo iracheno stesso che essi non subiranno ritorsioni, che i negoziati saranno svolti relativamente a tutti i beni mobili e immobili, e che la principale parte negoziatrice e con potere decisionale sarà costituita da Bob Torricelli e Steven Schneebaum e in ultima analisi dai rappresentanti dei residenti a Parigi. Tali assicurazioni dimostrerebbero che l’Iraq stia davvero cercando una soluzione. Essi evidenziano che, mentre il signor Fayad pensa che gli avvocati iracheni debbano avere il ruolo di “facilitare” la promozione dei desideri del governo iracheno, “è importante che egli si ricreda su tale idea immediatamente”.

Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran
18 gennaio 2013

 

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