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Dissidenza iraniana, qualcosa si muove a Parigi

Venerdì, 21 giugno 2013

Di Giuseppe Morello

Il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana ha convocato a Parigi un grande raduno degli opinion leader iraniani in esilio. L’evento si svolgerà sabato 22 giugno al Parc des Expositions de Paris-Nord Villepinte. Molti degli osservatori hanno descritto questo come l'”Anno del rovesciamento” per la teocrazia dei mullah che minaccia la pace e la sicurezza del mondo.

Secondo il Consiglio Nazionale la dittatura religiosa ha brutalmente represso il popolo iraniano per 33 anni, ma qualcosa sta cambiando nella comunità internazionale. L’evento vedrà la partecipazione di molte personalità di spicco tra i relatori, come il Generale James Jones, Consigliere per Sicurezza Nazionale del Presidente Obama, il Parlamentare Patrick Kennedy, Rudy Giuliani, ex Sindaco di New York, Tom Ridge, già Segretario della Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, Michèle Alliot-Marie, ex Ministro francese degli Interni, degli Esteri, della Difesa e della Giustizia, Rita Sussmuth, past President del Bundestag tedesco, John Bolton, Ambasciatore degli USA all’ONU, Michael Mukasey, Procuratore Generale degli Stati Uniti, Ingrid Betancourt, attivista colombiana per i diritti umani. Per l’Italia, parteciperà Giulio Terzi, Ambasciatore ed ex Ministro degli Esteri fino a marzo 2013. Affaritaliani lo ha intervistato a poche ore dall’evento.

Quali sono le ragioni della Sua partecipazione a questo evento?

Siamo tutti qui per rendere una testimonianza. Come diplomatico di carriera ed ex Ministro degli Esteri ho sempre cercato di interpretare il mio mandato con una continua attenzione alla promozione dei diritti umani. La nostra preoccupazione – condivisa da gran parte della comunità internazionale – per gli esiliati politici di Camp Ashraf, e per coloro che sono stati trasferiti a Camp Liberty, sotto il rischio costante di attacchi iraniani, è enorme. Condanniamo senza mezze misure gli attacchi perpetrati ai danni del Campo nel luglio 2009, nell’aprile 2011 e ancora nel febbraio 2012. La settimana scorsa un nuovo attacco ha duramente colpito Camp Liberty : non si possono liquidare questi fatti come semplici attacchi terroristici.

C’è una precisa “regia” dietro questi avvenimenti?

Come spiegherò nel mio intervento a Parigi, la coincidenza con le elezioni iraniane dimostra l’esistenza di una vera e propria strategia dietro questi attacchi. E’ necessario reagire con determinazione, in termini politici, a questi e ad altri attacchi, che hanno avuto per vittime cittadini iraniani che avevano espresso nel passato valutazioni critiche sul regime attualmente al potere.

Lei ha avuto un’esperienza diretta sulla vicenda: quali gli obiettivi futuri?

L’Italia ha sempre seguito da vicino la questione di Campo di Ashraf. Nel mio discorso evidenzierò tre obiettivi importanti: semplificare e rendere più efficienti le procedure di valutazione dei richiedenti asilo nel nostro paese; disponibilità a intervenire in modo significativo sotto il profilo sanitario per le emergenze umanitarie, dobbiamo poter fare la differenza; fare della questione di Camp Ashraf un problema Europeo, operando per vincere eventuali resistenze e garantire interventi UE congiunti. In ultimo, è molto importante, a mio parere che i governi già impegnati a garantire aiuti umanitari realizzino un dialogo diretto e aperto con il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, vista la sensibilità politica della questione, coinvolgendo ONU e UNHCR

Qualcuno accusa di estremismo anche certi membri del Consiglio per la Sicurezza Iraniano. Cosa risponde?

L’attuale campagna di Teheran per indebolire l’immagine del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana è chiaro ormai da almeno dieci anni, e queste argomentazioni sono accolte con profondo scetticismo in Europa e soprattutto in Italia, a livello governativo, parlamentare e di opinione pubblica. La causa dell’ opposizione iraniana al regime islamista radicale al potere è molto nota, e riceve forti simpatie, che dovrebbero incoraggiarla.

Come valuta il risultato delle recenti elezioni presidenziali iraniane? Avranno ricadute sulle relazioni con il resto della Comunità internazionale?

L’elezione presidenziale della scorsa settimana si è svolta senza alcuna verifica indipendente delle normali prassi democratiche, sotto il controllo completo delle agenzie di sicurezza del regime. E nonostante questo, le elezioni mostrano comunque una volontà di cambiamento. E’ giunto il momento che i paesi occidentali facciano chiarezza nelle loro relazioni con l’Iran: le forze politiche che mettono la democrazia, i diritti umani fondamentali e la libertà al centro della loro piattaforma partner nella lotta per la promozione dei diritti umani. Dobbiamo proseguire e intensificare il dialogo politico con l’Iran su questioni di vitale importanza per la sicurezza di tutti, come il programma nucleare, ma egualmente aumentare la pressione per il rispetto dei principi quali democrazia, libertà di espressione, riconoscimento del pluralismo, dei diritti delle minoranze e delle donne, e libertà per tutti i prigionieri politici: queste sono condizioni assolutamente essenziali e non negoziabili.

 

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