venerdì, Marzo 29, 2024
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IRAN: LA VISITA DI RAISI IN RUSSIA È UN GRAN PARLARE DI NIENTE

ottobre 2021 – la protesta degli simpatizzanti del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana durante la conferenza della clima a Glasgow

Il presidente del regime iraniano, Ebrahim Raisi, ha concluso la sua visita in Russia il 20 gennaio e avrebbe dovuto segnare un drammatico miglioramento nelle relazioni Iran-russia, aprendo la strada ad accordi storici che avrebbero catapultato il regime fuori dall’attuale impasse con la comunità internazionale e disinnescato le sanzioni statunitensi. Invece, Raisi è tornato a casa sgonfio e a mani vuote e anche i media statali hanno deriso l’evento.
La maggior parte dei media statali iraniani hanno ironizzato su tale visita e si sono informati sul cosiddetto slogan “rivoluzionario” di “Né l’Occidente né l’Oriente”, inciso all’ingresso del ministero degli esteri.
Nel frattempo, le pubblicazioni affiliate alla fazione di Raisi hanno celebrato la sua visita in Russia anche prima che avesse la possibilità di incontrare il presidente russo Vladimir Putin.
Qualche mese fa, il regime ha affermato di essere diventato membro dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO).
Il presidente russo Vladimir Putin ha ricordato a Raisi che Teheran ha solo uno status di “osservatore”.
Lo scorso settembre, le agenzie di stampa ufficiali hanno considerato l’adesione del regime alla Shanghai Cooperation Organizzativo come un importante risultato del governo di Raisi.
“Durante la visita di Raisi in Russia, tuttavia, è diventato evidente che è stato accettato come stato osservatore nella SCO”, ha scritto il 20 gennaio il sito web statale Dideban.
Raisi ha descritto la sua visita in Russia come un punto di svolta. “Abbiamo interessi comuni con la Russia e la nostra collaborazione e gli interessi comuni potrebbero certamente promuovere la sicurezza e combattere l’unilateralismo nella regione”, ha detto.
Nel 2018, il mentore di Raisi, il leader supremo Alì Khamenei, ha parlato della cosiddetta politica estera “inclinata verso est”. Motivo per cui Raisi si è recato in Russia, sperando di potersi assicurare il sostegno della Russia, mentre la prospettiva di una posizione occidentale più dura riguardo alle ambizioni nucleari di Teheran si rafforzava. Il regime ha cercato di sfruttare le tensioni esistenti tra Russia e le potenze occidentali.
Mohammad Reza Sajadi, ex ambasciatore del regime in Russia, il 19 gennaio ha riferito alla TV statale Ofogh che il capo dello staff di Putin gli ha esplicitamente detto:”Se ottieni un’arma nucleare, la nostra sicurezza sarà in pericolo”.


L’economia iraniana è attualmente nel caos. Ogni giorno sui social media circolano video strazianti che mostrano il triste volto della povertà in tutto il paese. Ciò ha spinto i media statali iraniani ha mettere in guardia sulla prospettiva di grandi rivolte.
La testata statale Eghtesad News, giovedì ha riportato quanto dichiarato da Mohammad Hossein Sharifzadegan, ex ministro del Welfare:”Il governo ha annunciato che su una popolazione di 84 milioni, ci ne sono 33 che vivono nella povertà più assoluta”.
L’attuale tasso di disoccupazione, i bassi numeri di produzione e l’inflazione dilagante sono in netto contrasto con le affermazioni del regime di avere “resilienza economica” di fronte alle sanzioni.
Decenni di corruzione sistematica, inettitudine, cattiva gestione e ora gli impatti della pandemia COVID-19, hanno portato ad una situazione economica senza precedenti.
Gli iraniani di tutti i ceti sociali stanno esprimendo le loro rimostranze nelle strade, indicando lo stato esplosivo della società iraniana. Queste proteste hanno allarmato il regime.
Contrariamente alle aspettative di Teheran, i colloqui sul nucleare non si sono rivelati una passeggiata e le potenze occidentali non hanno finora fornito al regime un’altra manciata di denaro o un’ancora di salvezza economica. A causa delle richieste provocatorie di Teheran e delle violazioni dell’accordo sul nucleare del 2015, i colloqui di Vienna non promettono bene per la teocrazia.
Così Khamenei e Raisi hanno cercato disperatamente di convincere la Russia ad aiutarli nei colloqui di Vienna e a fornire loro un aiuto economico. Ma tale aspettativa è solo una illusione.
La Russia stessa è sotto sanzioni internazionali e la sua economia sta affrontando significativi venti contrari, per cui non rischierebbe ulteriori danni alla sua attuale situazione economica, aiutando il regime ed eludendo le sanzioni statunitensi che sarebbero costose.
Il ritardo della Russia nel rinnovare un accordo ventennale con Teheran, testimonia che non è disposta a rischiare le sue relazioni economiche globali per aiutare il regime iraniano.
Le grandi rivolte in Iran negli ultimi 5 anni, hanno messo a nudo le vulnerabilità interne al regime, fatto non ignorato dagli sguardi attenti di Mosca e Pechino.
Anche se la Russia accettasse di rinnovare e finalizzare l’accordo ventennale di cooperazione strategica, nessuna delle due parti ne trarrebbe un beneficio significativo.
Al-Monitor, che ha legami con Teheran, ha riferito che mentre “questo accordo potrebbe rilanciare il commercio russo-iraniano e le relazioni economiche”, ammonta solo a 3,3 miliardi di dollari e “difficilmente dovrebbe essere considerato un grande successo”
Per fare un confronto, il commercio tra la Russia e la Turchia è di circa 22-25 miliardi di dollari l’anno.
La Russia ha anche importanti relazioni commerciali con gli Stati Uniti e l’Unione Europea.
La visita di Raisi in Russia non ha avuto risultati tangibili per il regime. Il 20 gennaio, il quotidiano statale Arman-e Meli ha scritto:”Nonostante i decenni di partnership politica ed economica dell’Iran con la Russia e le azioni della Russia contro i nostri interessi nazionali, sembra che l’accordo ventennale abbia reso il governo piuttosto eccitato. La ragione di ciò è che intende falsificare i risultati, invece di concentrarsi sul miglioramento delle relazioni estere”.
L’agenzia di stampa ufficiale IRNA ha citato Raisi:”Come primo passo, i due paesi hanno concordato di aumentare il commercio reciproco a 10 miliardi di dollari l’anno” e poi :”Speriamo che questo viaggio sia un punto di svolta nel miglioramento delle relazioni con il paese amico e vicino della Russia e che le nostre relazioni contribuiscano a migliorare il livello di sicurezza nella regione e a risolvere le crisi regionali e globali”. Alla fine, tuttavia, Raisi non è riuscito a mostrare alcun trattato o accordo concreto per sostenere il suo ottimismo.
Terrorizzato da una società in rivolta, Khamenei ha scelto di rischiare un’obiezione interna e un aumento dell’odio pubblico, vendendo la ricchezza della nazione a potenze straniere, sperando di poter comprare l’impunità e schivare ulteriori pressioni internazionali.
Teheran sta prosciugando le sue risorse e sta perdendo sempre più la capacità di finanziare le sue forze oppressive all’interno dell’Iran e in tutto il Medio Oriente.
Così, continua a rivolgersi alla Russia e alla Cina per un’ancora di salvezza. Ma resta il fatto che Teheran è in perdita strategica all’interno.
Il deterioramento delle crisi socio-economiche continua a scatenare altre proteste.
Un’altra ondata di rivolte è inevitabile.
Indipendentemente dalle scommesse di politica estera di Teheran, quando le strade saranno conquistate da uno spirito di rabbia popolare e da una volontà di rovesciare la teocrazia, né la Russia né la Cina saranno in grado di dare il loro aiuto.

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