Massacro ad Ashraf e esecuzione collettiva – No. 30
Venerdì 6 settembre, in una cerimonia commemorativa per i martiri del massacro del 1° settembre ad Ashraf, Maryam Rajavi, Presidente-eletta della Resistenza Iraniana, ha rivolto un appello agli Stati Uniti, al Segretario Generale dell’ONU e al Consiglio di Sicurezza perché agiscano con urgenza per ottenere la libertà dei sette membri dell’OMPI presi in ostaggio dalle forze del Primo Ministro iracheno Maliki.
La signora Rajavi ha evidenziato che questo crimine ha provato ancora una volta una realtà che la Resistenza Iraniana ha ripetuto fin dal 2008, cioè che le forze irachene non sono in alcun modo idonee a proteggere i residenti di Ashraf e a prevenire nuovi massacri e crimini contro l’umanità; per fornire le minime garanzie per la protezione dei residenti dei campi Ashraf e Liberty è dunque necessario che vi siano dislocati caschi blu dell’ONU.La signora Rajavi ha detto: “Costituire una missione internazionale d’inchiesta e condurre un’indagine imparziale e completa sul massacro del 1° settembre ad Ashraf è un passo indispensabile per prevenire la ripetizione di un tale crimine contro l’umanità ad Ashraf e a Camp Liberty. Se questo tipo d’indagine fosse stato svolto dall’ONU e dagli USA dopo il luglio 2009 e l’aprile 2011, oggi i criminali ci avrebbero pensato due volte prima di attuare un tale massacro e avrebbero pagato un prezzo molto più alto”.
Ella ha aggiunto: “Tre attacchi con razzi contro Camp Liberty negli ultimi sette mesi non hanno lasciato alcun dubbio circa la sua insicurezza. Camp Liberty può essere sottoposto a un nuovo attacco in qualsiasi momento e misure vitali per la sicurezza come il riposizionamento dei muri di cemento armato a ‘T’, la dotazione di elmetti, giubbotti protettivi e attrezzature mediche e l’espansione dell’area del campo sono urgenti”.
Maryam Rajavi ha messo in guardia il governo USA, l’Unione Europea e le Nazioni Unite contro l’assenza di un’azione urgente in risposta a questo massacro e alle esecuzioni extragiudiziarie collettive e ha dichiarato che l’inazione e il distogliere lo sguardo non farebbero che incoraggiare i comandanti e gli agenti di questi crimini. Ella ha enfatizzato: “Siamo di fronte all’inazione nonostante il fatto che tutti i 52 martiri del massacro di Ashraf e i sette ostaggi fossero ‘persone protette’ secondo la Quarta Convenzione di Ginevra e, come ripetutamente stabilito dall’Alto Commissario dell’ONU per i Rifugiati, chiedenti asilo e ‘persone la cui protezione è rilevante per l’ONU’ (‘people of concern’)”.
La signora Rajavi ha affermato: “Le 52 persone uccise nel massacro del 1° settembre facevano parte del gruppo di cento persone che erano rimaste ad Ashraf sulla base di un accordo quadrilaterale fra residenti di Ashraf, Stati Uniti, Nazioni Unite e governo iracheno per custodire le proprietà di tutti i residenti”.
La Presidente-eletta della Resistenza Iraniana ha aggiunto: “A casa della grande crisi interna e esterna, il regime del Velayat-e faqih (ovvero della ‘Guida Suprema’) iraniano, che è sull’orlo del crollo, e il suo governo fantoccio in Iraq più che mai hanno necessità di tali sanguinosi e criminali attacchi e vi sono pronti. Essi hanno preparato i piani operativi per questi attacchi e, in assenza di un’efficace reazione internazionale, realizzeranno i propri intenti minacciosi”.
Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana
6 settembre 2013