domenica, Aprile 2, 2023
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Iran: il messaggio della Sig.ra Rajavi In occasione della Giornata Mondiale delle Donne

secondo parte

ImageLa garanzia della democrazia 

Un’altra domanda  importante che si può porre, è come il ruolo determinante delle donne può garantire la democrazia.La partecipazione attiva ed egualitaria delle donne alla direzione politica permette di creare o una capacità democratica nel governo o  una forza alternativa.
In caso contrario, le limitazioni e gli ostacoli che impediscono alle donne d’ottenere un ruolo politico, non le privano soltanto dei loro diritti democratici, ma rendono handicappata la struttura e il funzionamento della democrazia. Perché la democrazia, nel senso più elementare, trae il suo vigore dai diritti dell’uomo.

 LA DEMOCRAZIA NON SIGNIFICA DIRITTI POLITICI SOLO PER I CITTADINI MASCHI E NON SI PUÒ ACCETTARE LA MINIMA DISCRIMINAZIONE.
QUANDO METÀ DELLA POPOLAZIONE NON PUÒ PARTECIPARE ALLA GESTIONE DEL POTERE, NELL’ALTRA METÀ LA DEMOCRAZIA NON ESISTE PIÙ O MEGLIO È INSTABILE ED EVANESCENTE.
Si può esaminare la situazione di ogni società con l’unità di misura di questa verità e dimostrare che la partecipazione delle donne alla direzione politica permette di misurarne lo sviluppo della  democrazia.
Quando le donne partecipano alla direzione della società, le relazioni totalitarie che provengono da una cultura patriarcale, perdono terreno.

La partecipazione delle donne alla direzione, porta una visione ed uno spirito nuovo basato sul prendere in considerazione l’altro e non sul disprezzo, sulla considerazione della qualità e dei punti forti e non sulle debolezze e sui lati negativi, sull’amore del prossimo e non sull’odio, sul lavoro di gruppo e non sull’individualismo.  Si tratta cioè, in fondo, di tutti gli elementi necessari alla democrazia e ad una via basata sull’intesa politica.  
   

Il ruolo vitale della direzione delle donne nello sviluppo economico.

La presenza delle donne nella direzione politica ha egualmente un ruolo vitale nello sviluppo economico. Oggi si pensa che dare il potere alle donne è “un motore di sviluppo”.
I programmi di sviluppo in questi ultimi anni, in molti campi, hanno seguito un corso negativo. Non solamente perché non potevano migliorare la situazione generale della società ma anche perché la povertà delle società in via di sviluppo è aumentata e dovunque sono soprattutto le donne ad esserne le vittime.  Come dicono le autorità dell’ONU oggi le donne possiedono solo l’1% della ricchezza mondiale. Nello stesso tempo norme come la trasparenza, la responsabilità degli uomini di stato e l’efficacia dei servizi pubblici, sono crollati per lasciar posto all’aumento della violenza, della corruzione e dell’illegalità.

In verità, nella situazione attuale dove l’equilibrio delle forze cancella le donne da diverse società, lo sviluppo stesso avanza con una visione ed un metodo che si appoggiano sul totalitarismo, la corruzione e  lo scempio della ricchezza umana e materiale.
L’uscita da questo “empasse” è il ruolo delle donne. Poiché non solo l’immensa forza che rappresentano si aggiunge alle forze del progresso dell’umanità, ma  perché gli ostacoli e le barriere a questo progresso rappresentati dalla cultura patriarcale, sono isolati e superati.

Voi sapete che l’eguaglianza sessuale, in quanto diritto umano, si trova al centro degli obiettivi di sviluppo del terzo millennio delle Nazioni Unite. Questo programma sottolinea che “avere delle voci eguali nelle decisioni politiche,   dal livello familiare ai più alti livelli dello Stato, è un fattore chiave per aumentare le capacità delle donne”.

Negli anni novanta alcuni grandi economisti hanno fatto un passo in avanti nel sottolineare che lo sviluppo economico aveva bisogno di libertà. Essi hanno egualmente sottolineato che “Per lo sviluppo, da un punto di vista economico e politico, nulla è più importante che riconoscere ufficialmente la necessità della partecipazione delle donne alla direzione politica, economica e sociale.”

L’esperienza della resistenza Iraniana  
   
Ciò che spiego qui a proposito delle conseguenze della partecipazione attiva ed egualitaria delle donne, non è solamente la conclusione teorica della situazione attuale ma una verità alla quale siamo arrivati nella nostra lotta contro il regime dei mollah.

Nella lotta per abbattere la dittatura religiosa, il nostro movimento ha capito che  superare gli ostacoli  nella ricerca della democrazia e della libertà non poteva più avere le motivazioni e le dinamiche dello scorso secolo.  La situazione politica internazionale ha creato dei percorsi così ardui che non  solamente l’avanzata ma anche la sopravvivenza del movimento della resistenza comportano  una lotta più complessa e più costosa.
Il movimento della resistenza ha compreso che deve elevare il livello dei suoi ideali e dei suoi concetti. E’ per questo che ha giudicato necessario il ruolo dirigente delle donne. Era la risposta pratica al cambiamento democratico in Iran. Questa risposta è stata la sorgente di una grande trasformazione culturale nelle fila della resistenza.
Per spiegarvi brevemente questo processo posso dire che la storia della avanzata delle donne e del loro accesso ai posti chiave, corrisponde egualmente alla storia della intensificazione della lotta contro la dittatura religiosa e l’integralismo al potere in Iran.

Sin dall’inizio, abbiamo superato prove molto critiche e ci siamo trovati faccia a faccia con scelte difficili.  Ogni volta abbiamo dovuto prendere decisioni determinanti. Bisognava farsi prendere totalmente  dall’ideale  della libertà, dell’instaurazione della democrazia e della a liberazione del popolo iraniano, nonché, per salvaguardare il movimento e progredire, ci voleva ancor più abnegazione e battersi ancor più con fermezza. 
 
Ogni volta che si poneva la scelta di un cammino che necessitasse di uno scontro e di uno sforzo nuovo, si constatava che era esattamente lo stesso cammino che promuoveva  il ruolo delle donne.  Devo piuttosto dire che la logica ultima di questa trasformazione interna che ha attraversato i ranghi di questo movimento da vent’anni e che si è sviluppato gradualmente,  è la ricerca della democrazia e della libertà   e ciò non può essere raggiunto che con la partecipazione delle donne alla direzione.
Perché?  La risposta è che noi siamo di fronte ad un regime religioso integralista basato sulla misoginia. Di conseguenza la forza che potrà vincerlo dovrà essere esente da misoginia.

Questa verità è testimoniata  anche dai  risultati dei processi politici ed economici che si sono sviluppati in questi ultimi anni in altri paesi. A fronte delle soluzioni del secolo scorso, c’è una nuova soluzione che prende forma con il ruolo qualitativo delle donne. Di conseguenza per ciò che concerne le tre scelte di cui abbiamo parlato, il problema è che noi non siamo condannate a scegliere tra la “compiacenza” e la “guerra”. Queste due scelte sono finalmente dello stesso tipo. Esse hanno una natura comune e hanno preso forma attraverso il modello dominante. Un modello che non può avanzare per raggiungere i suoi obiettivi che con la forza, la violenza e lo spreco di mezzi e di immense ricchezze.
Ma è un modello che ignora come valorizzare le risorse inesauribili dell’essere umano e che è impotente di fronte agli ostacoli che bloccano il progresso dell’umanità. Quando si mette da parte questo pensiero, ci si accorge che l’impasse che ci obbliga a scegliere tra la situazione attuale e la guerra, è sbagliata.  Accettare la compiacenza o la guerra è piegarsi alle costrizioni.  La vera soluzione, è una soluzione democratica ed umana che  deriva dalla partecipazione attiva delle donne alla direzione di questa resistenza e che si applicherà nella gestione della società dell’Iran di domani.

La direzione delle donne, fonte di potere  e coesione della resistenza

Andiamo ad esaminare con quali prove si sono dovute confrontare  le donne nel loro ruolo alla direzione della resistenza iraniana e quale è stato il risultato in  condizioni oltremodo difficili.                                                                          
Può essere che voi abbiate avuto notizia degli attacchi e dei complotti lanciati contro la resistenza iraniana in questi ultimi anni. Ma troppo poco si sa di come questa Resistenza li abbia  attraversati.

Il movimento della resistenza iraniana appostato in Irak con base sulla  frontiera iraniana, è stato totalmente neutrale durante l’attacco degli stati Uniti in Irak nel 2003.
Ma sotto il colpo dei complotti e della richiesta dei mollah, i centri della resistenza sono stati bombardati dagli USA e dalla Gran Bretagna.
I focolai di concentrazione delle forze della resistenza  sono stati il bersaglio d’attacco e di saccheggio da parte di agenti del regime.
I mollah hanno altresì messo in opera dei piani costosi e importanti per smantellare il movimento ed accerchiare la città di Achraf. Di fronte a questa situazione, la direzione delle donne doveva neutralizzare i complotti, non deviare la concentrazione della sua lotta contro il regime, preservare la fermezza dell’organizzazione sotto la loro responsabilità, e fare avanzare il movimento.

Ho ammirato più di una volta il ruolo di certe donne d’avanguardia nella  città di Achraf in Irak, perché vedevo che avevano preso con determinazione le redini del movimento e lo facevano avanzare proprio quando  nessuno intravedeva una possibilità di riuscita.
L’equilibrio delle forze sia in  Irak che nel potere religioso si scontravano con  questa resistenza. Nessuna fortuna,  nessun fattore esterno li ha aiutate. Le donne hanno diretto il movimento dentro a sconvolgimenti mai sperimentati prima d’ora. Esse hanno forgiato tutte le maglie di questa perseveranza con vigilanza, decisioni giuste, abnegazione e rischiando.
La direzione delle donne ha fatto le sue prove nella città di Achraf, ha attraversato le difficoltà e i colpi con coraggio, motivazione e tenacia.

Gli uomini di questo movimento hanno raggiunto livelli elevati nella lotta contro la cultura patriarcale. Ricchi di questa esperienza umana hanno giocato un ruolo considerevole nella perseveranza ed hanno dimostrato in modo ammirevole grande responsabilità a fianco delle donne.

L’emergere delle capacità e della ricchezza umana                                                           

Nel movimento della resistenza iraniana, la presa dei posti di direzione da parte delle donne, ben inteso, seguì un processo difficile. Ma i suoi progressi e la sua evoluzione hanno creato in ciascun membro della resistenza delle nuove capacità, particolarmente nelle donne. Esse hanno riportato notevoli cambiamenti e anziché essere sottomesse e sfuggire alle loro responsabilità, esse hanno acquisito una personalità ferma e indipendente:

– Di fronte alle difficoltà ed agli eventi imprevisti, hanno acquistato pazienza.
– Non crollano più di fronte ai loro errori ed ai loro insuccessi ma ne traggono nuovi insegnamenti.
– Non fanno più dipendere l’accettazione delle responsabilità da alcuna condizione.
Accettare le responsabilità non è limitante né spaventoso, ed esse affrontano l’insieme dei rischi e delle loro conseguenze con uno spirito aperto.
– Si  sono preparate ad attraversare  le peggiori prove e quindi        si sono dotate di una forza e di una accresciuta capacità.
– Credono che esista una soluzione per ogni difficoltà e per ogni impasse. E’ il nemico che fa credere che tutto è impossibile, che tutte le porte sono chiuse e che tutto è fantasia e impotenza.
Questa è’ la ragione per la quale il loro nemico, i mollah al potere in Iran,  le temono tanto.
Il valore supremo ai loro occhi, allorché ci siano dei pareri contrari, è di ricercare una soluzione vera al problema ed un  modo per risolverlo, anziché  reagire negativamente.
– Sono arrivate ad un grado di sviluppo  umano che permette loro, di fronte ad un atteggiamento  o ad una parola di troppo delle loro sorelle, amiche e colleghe, anche nella forma più negativa, di non reagire d’istinto.  Ciò vuol dire che esse non danno importanza al carattere e agli atteggiamenti del loro interlocutore o interlocutrice, ma danno prova di pazienza e di tolleranza per trovare la radice del problema. Un problema, che se non lo regoli, crea difficoltà e frizioni nelle relazioni sociali. E’ un passaggio  molto importante e se questo comportamento fosse  adottato dalla società, genererebbe un mondo creativo, più unito e solidale.  Felicemente, questa caratteristica si è anche sviluppata negli uomini della resistenza.
– Le donne di questa resistenza hanno anche ampiamente rafforzato le loro capacità di amare i loro simili. Nel loro lavoro e nei loro atteggiamenti, pensano innanzi tutto al modo in cui aiutare il più grande numero di loro sorelle e come dare loro una formazione, come esse possano organizzarsi e farle progredire. E come possano nella sezione o nel dipartimento  che dirigono le donne, risolvere gli ardui  problemi creati dalle pesanti e complesse responsabilità.

Esse hanno fatto di questi valori i propri criteri e oggi  costituiscono un gruppo di donne unite ed equilibrate, capaci di assumere le responsabilità più ardue in tutti i campi e per questo
formarsi e organizzarsi.  In effetti, si tratta di un fenomeno nuovo nel corso dell’evoluzione sociale. Si tratta di un fattore necessario a tutte le società, ivi comprese le più avanzate, perché possano progredire verso uno stato accettabile di democrazia e di sviluppo. In questo processo sociale, il cuore del problema, è la contraddizione tra gli interessi personali e collettivi, e la complessità di questa contraddizione sta nella soluzione che non esiste una formula fissa e unica. Al contrario, si deve ogni volta discernere quale parte deve arretrare a profitto dell’altra.

Le donne di questa resistenza hanno capito per esperienza che in ogni sforzo e lavoro comune, il buon metodo per risolvere i problemi, è di dare la priorità agli interessi delle loro sorelle. In questo modo, esse aprono la strada  alla partecipazione delle donne a tutti i posti di gestione della società.
 
– Sì, esse credono profondamente nell’emancipazione. Sperano nella fortuna e nella libertà del loro popolo e si sforzano duramente di costruire una nuova storia dei loro paesi.

L’ideale precursore 
 
Cosa significa la partecipazione attiva ed ugualitaria delle donne alla direzione?

Oltre all’acquisizione dei posti di direzione, questo cambiamento significa anche al tempo stesso il cambiamento di visione, di metodo di lavoro,  dei valori della cultura patriarcale  e della loro sostituzione  con nuovi valori umani. E’ per spiegare questa realtà, che ho trattato della crisi in Iran che è un problema estremamente acuto  ed attuale nel mondo, affinché la differenza delle diverse soluzioni sia chiara. D’altra parte, tutte le soluzioni,  che siano di compiacenza o di  guerra straniera, non fanno che accentuare l’impasse e le costrizioni. Come se si potessero pensare altre vie d’uscita! E, tenuto conto di ciò, se non si accetta la situazione attuale, cioè la dittatura, l’integralismo e l’inciviltà, voi avrete la guerra in prima soluzione. Noi abbiamo rifiutato le costrizioni e non abbiamo accettato d’essere condannati e confinati in modelli e contesti che non presentano alcuna prospettiva di libertà e di emancipazione . Le vie e le linee di pensiero legate ad una idea di sfruttamento, sono in un vicolo cieco. Ma le idee che hanno alla loro base il   ruolo dirigente delle donne e si fondano sul capitale umano, si aprono un orizzonte  senza fine.

Noi parliamo di una direzione che è il frutto di una compiutezza dell’essere umano e che si concentra anche sulle relazioni umane. E’ una grande rivolta contro il patriarcato e la cultura retrograda che deve essere rifiutata.
Pertanto, quando le donne hanno assunto delle posizioni di direzione nel movimento della resistenza, questo cambiamento per noi non è stato un semplice trasferimento di comando. Aldilà di questi obiettivi, si trattava di rifiutare un sistema basato sulla discriminazione sessuale. Non si trattava di vedere gli uomini lasciare  posti nei quali  le donne dovevano sostituirli  per gestire il potere nello stesso modo. Non si trattava di vedere le donne seguire le orme degli uomini    o farsi accettare nel club  degli uomini. Niente di tutto questo. Il cuore del problema è che bisognava  mettere da parte le vecchie relazioni basate sulla visione patriarcale e sostituirle con relazioni umane.

La presenza delle donne nella direzione della nostra resistenza non ha eliminato gli uomini, non ha causato il loro indietreggiamento, al contrario esse li hanno liberati dalle pastoie della cultura patriarcale  che incatenava il loro spirito, la loro volontà e i loro sentimenti. Essi hanno trasmesso la loro esperienza alle donne ed hanno appreso da loro moltissime cose poiché esse avevano aperto nuovi orizzonti.

NOI CONSIDERIAMO DUNQUE LA DIREZIONE DELLE DONNE IN QUESTO MODO: UN IDEALE UMANO D’AVANGUARDIA.        

La sconfitta totale e assoluta dell’integralismo

Come si può vincere l’integralismo e la misoginia? Come si può impedire che la democrazia sia arretrata nei paesi sotto influenza integralista?

La risposta è che se voi volete far sparire la cultura patriarcale in quanto cultura inumana, si deve eliminare nella sua totalità. Ed è  la direzione delle donne che consente di realizzare questo obiettivo.

E’ per questo che non sarà possibile instaurare la democrazia senza un ruolo attivo delle donne nella direzione della società, altrimenti tutto il cambiamento potrà essere reversibile.

E’ per questo che noi diamo una risposta al regime in Iran che minaccia l’umanità con l’esportazione dell’integralismo  ed i suoi sforzi per dotarsi dell’arma atomica.

Oggi ho evocato la minaccia dell’integralismo che preoccupa tutta  l’umanità. Ma quando si arriva all’ideale di uguaglianza e alla lotta nella quale ci impegnamo,   tutti gli orizzonti che si aprono davanti a me si caricano di speranza. Speranza di verità che possa trasformare l’oscurantismo e le tenebre di oggi in luce. Noi possiamo spezzare le catene ed emanciparci e raggiungere la libertà.
Le donne che sono considerate “nulla”, possono e devono essere “tutto”. Il cambiamento fondamentale delle donne non ha nulla d’illusorio, non è niente di  più che l’emancipazione dell’umanità. La sola soluzione pratica possibile per l’emancipazione, è l’emancipazione basata sulla teoria che il più grande valore è di vedere nell’altro un essere umano e non un uomo o una donna. E’ questa la prospettiva che abbiamo davanti a noi. E a colpo sicuro noi saremo vittoriosi in questo contesto.

Io vi ringrazio.
                                                                                                                                                                                                                                                                      
     

Comunicazione scritta dell’ Ayatollah Djalal GANDJE’I
Presidente della Commissione laicità e libertà religiose (libertà di culto) del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana

Donne pioniere alla nascita dell’ISLAM

Durante i 23 anni che sono trascorsi dall’inizio della missione del Profeta Maometto sino alla sua morte, la formazione di tutta una generazione di donne pioniere ha costituito una importante esperienza per quell’epoca.
I nomi di più di 600 donne sono stati rinvenuti nei documenti storici sotto il titolo “DONNE CHE HANNO FATTO UN PATTO DI FEDELTA”.

Le fonti più conosciute, le più antiche della storia dell’Islam, che hanno trattato di questo argomento e che hanno riportato la lista dei nomi delle donne chiamate  “MOBAYEATE”, sono i volumi intitolati “TABAGHATE-AL-KOBRA” DI Ibn Saad, un precursore della storia dell’Islam che ha vissuto nel nono secolo; il 7° volume è interamente dedicato alla biografia di queste donne.
Altre fonti credibili hanno confermato liste analoghe tra le quali si può citare il libro di Ibn Hojr, storico dell’Islam nel decimo secolo, dal titolo “Al-assaba fi ma ‘refatel Sahaba”.

Si trattava di donne che aldilà delle pratiche religiose correnti dei mussulmani come le preghiere e il digiuno, assunsero un impegno particolare, detto “bey’ate”,  in stretto contatto con il Profeta Maometto.
Secondo il Corano (versetto 12 Sourate Momtahema)* queste donne pioniere indipendenti, senza legami di subordinazione o legami tribali, familiari o matrimoniali, si erano impegnate a non abbandonare mai il Profeta nelle attività del suo movimento.

Queste pioniere provenivano da diversi strati sociali, dalle rocche famiglie dei Qorayches  alle schiave.
Esse hanno saputo assumere pesanti responsabilità, specialmente  in esilio, sui campi di battaglia ma soprattutto nella gestione di incarichi politici e sociali appoggiandosi all’insegnamento del Profeta Maometto.
In cima alla lista si trova il nome di KHADIDJA, la prima donna convertita all’Islam. Le altre si sono unite al Sermone di “Bey’ate” in differenti momenti della lunga missione del profeta.

La prima donna che ha sacrificato la sua vita sotto la tortura dei suoi maestri, era una donna schiava di sessant’anni di nome SOMAYA.

* O Profeta! Quando le  credenti vengono a prestarti giuramento di fedeltà e giurano che non paragoneranno nulla a Dio, che non ruberanno, non faranno adulterio, non uccideranno i loro figli, non commetteranno alcuna infamia né con le loro mani né con i loro piedi, non disubbidiranno in ciò che si deve fare, allora ricevi il loro giuramento di fedeltà e implora Dio il perdono per loro. Dio è certamente clemente e molto misericordioso.

Parigi, 25 febbraio 2006

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