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Iran: appello a indagare sulla morte nella prigione di Homayunshahr di un manifestante arrestato nel 2018

Mehdi Salehi morto in circostanze sospette mentre gli venivano negate le cure mediche

Giovedì 14 aprile, Mehdi Salehi, un prigioniero politico di 36 anni di Yazdanshahr, arrestato durante la rivolta del gennaio 2018, è morto in circostanze sospette nella prigione di Homayunshahr a Isfahan. Mehdi è morto per le gravi condizioni in cui si trovava essendogli state negate le cure mediche. Il suo corpo è stato sepolto il mattino dopo a Yazdanshahr sotto lo sguardo di agenti delle forze di sicurezza, che hanno impedito alla sua famiglia di tenere un funerale.
A causa dell’iniezione di un farmaco sbagliato e del ritardo nel ricoverarlo in ospedale, Mehdi aveva avuto un ictus cerebrale ed era stato in coma per diversi giorni nel dicembre 2021. Era uno dei giovani più coraggiosi e amati di Yazdanshahr. Era stato arrestato durante la rivolta del gennaio 2018, mentre assisteva uno dei suoi amici che era stato ferito con un colpo di arma da fuoco. Mehdi, insieme con altri quattro manifestanti arrestati, fu condannato a morte nel febbraio 2020 dalla seconda camera della Corte Rivoluzionaria di Isfahan per il ‘reato’ di “Moharebeh” (ostilità a Dio).
Il regime iraniano tortura abitualmente i prigionieri, specialmente quelli politici, anche privandoli di cure mediche, cosa che ha provocato diverse morti dalla rivolta del 2018.
La Resistenza iraniana condanna fermamente questo crimine odioso e rivolge un appello al Segretario Generale, all’Alto Commissario per i diritti umani, al Consiglio per i diritti umani e ai rilevanti relatori speciali dell’ONU a istituire una missione d’inchiesta internazionale per investigare sulla morte del prigioniero politico Mehdi Salehi e di altri detenuti torturati a morte o uccisi in circostanze sospette dal regime clericale. Il caso delle brutali e sistematiche violazioni dei diritti umani in Iran deve essere deferito al Consiglio di Sicurezza dell’ONU e i dirigenti del regime, specialmente Khamenei, Ebrahim Raisi e Gholam-Hossein Mohseni-Eje’i, il capo della magistratura, devono essere processati per quarant’anni di crimini contro l’umanità e genocidio.

Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI)
15 aprile 2022

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