venerdì, Marzo 29, 2024
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L’ULTIMO COMPLOTTO DEL REGIME IRANIANO MOSTRA CHE TEHERAN NON È MAI STATA RITENUTA RESPONSABILE DEL TERRORISMO

Recententemente è stato riferito che già a gennaio il regime iraniano stava attivamente pianificando di effettuare un attacco terroristico sul suolo americano.
Allora la National Security Agency degli Stati Uniti , aveva intercettato una discussione tra i membri della divisione per le operazioni speciali all’estero del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica,la Forza Quds, riguardante un complotto.
Gli ufficiali integralisti avevano individuato come obiettivo il vice capo di stato maggiore dell’esercito, il generale Joseph M. Martin e stavano pianificando un attacco a Fort MC Nair a Washington DC per ucciderlo.
L’attacco è stato evidentemente discusso nel contesto del persistente desiderio di vendetta dell’IRGC dopo l’uccisione, nel gennaio 2020, di Qassem Soleimani, capo di lunga data della Forza Quds terrorista e la seconda figura più potente in Iran dopo il leader supremo del regime Ali Khamenei.
Nel 2013 uno stretto collaboratore della Forza Quds è stato condannato a 25 anni di prigione da una corte federale statunitense, sulla base del suo tentativo di compiere un attentato ad un ristorante frequentato dall’ambasciatore dell’ Arabia Saudita negli Stati Uniti.
Mentre l’ambasciatore, Adele al-Jubeir era l’unico obiettivo del complotto, gli iraniani coinvolti hanno dichiarato che erano pronti ad accettare la morte di centinaia di passanti innocenti, un risultato molto probabile se il piano non fosse stato sventato dall’intelligence e dalle forze dell’ordine statunitensi.
La rivelazione della NSA rende chiaro che la Forza Quds e il regime iraniano non hanno modificato significativamente i loro obiettivi e le loro tattiche negli ultimi dieci anni. A detta di tutti, il tentativo di uccidere il generale Martin avrebbe seguito più o meno lo stesso schema del precedente complotto omicida, con lo stesso disprezzo per i danni collaterali che ne sarebbero quasi certamente seguiti.
E mentre questi due incidenti sono unici in termini di attenzione che hanno ricevuto dai media americani, sarebbe sciocco presumere che nessun altro complotto sia stato svelato o accantonato nel periodo successivo.
Infatti, se guardiamo al di fuori degli Stati Uniti, è evidente che la volontà di Teheran di mettere in scena attacchi contro gli avversari occidentali non è diminuita, ma potrebbe essere addirittura cresciuta.
Questo è stato reso particolarmente evidente nell’estate del 2018, quando le autorità europee hanno sventato un attentato dinamitardo vicino Parigi al grandissimo raduno annuale di espatriati iraniani e cittadini europei.
Come nel 2011, il piano è stato ordito con l’intenzione di uccidere un individuo specifico, in questo caso,la leader della Resistenza Iraniana, Maryam Rajavi.
Ancora una volta, gli ideatori non hanno desistito dal loro intento neppure quando era palese che l’esplosione iniziale avrebbe potuto uccidere centinaia di persone e che il conseguente fuggi fuggi avrebbe aumentato ulteriormente il bilancio delle vittime.
Il complotto del 2018 è stato un vero testamento del senso di impunità del regime iraniano.
Quattro agenti sono stati processati in Belgio per il loro coinvolgimento, uno dei quali era un diplomatico di alto livello di nome Assadollah Assadi. Mentre era di istanza all’ambasciata Iraniana a Vienna, Assadi ha usato una borsa diplomatica per contrabbandare gli esplosivi in Europa da usare nell’attentato.
Senza dubbio tali attività non avrebbero potuto essere intraprese senza la conoscenza e il consenso delle autorità superiori, compreso il ministro degli esteri Javad Zarif. Inoltre gli investigatori belgi hanno determinato che Assadi non ha agito di sua iniziativa, ma di esplicite istruzioni di figure importanti del regime.
L’operazione che queste figure hanno firmato non era solo quella che avrebbe ucciso gli attivisti espatriati in Europa, ma avrebbe, molto probabilmente, anche ucciso un numero imprecisato delle centinaia di politici che hanno preso parte alla manifestazione Free Iran 2018, in rappresentanza degli Stati Uniti, dell’Europa e di varie altre parti del mondo.
Una tale minaccia diretta a legislatori e studiosi di alto profilo può aver contributo a motivare i funzionari belgi e tedeschi a formulare le accuse contro Assadi, il primo diplomatico iraniano ad essere perseguito per i suoi legami con il terrorismo, anche se certamente non il primo ad essere sospettato di tali legami.
Naturalmente, non ci sarebbe mai dovuto essere un punto di riferimento così alto per ritenere i funzionari iraniani effettivamente responsabili di attività terroristiche.
Eppure, anche ora, l’Unione Europea, il Regno Unito e persino gli Stati Uniti sembrano esitare a riconoscere che questi complotti provengono tutti dalla leadership del regime iraniano e dal suo sistema teocratico.
Fortunatamente questa esitazione non è condivisa da tutti i legislatori e i politici nei paesi che sono più in grado di fare rispettare tale responsabilità.
Diversi membri del Congresso degli Stati Uniti, membri del Parlamento Europeo e funzionari di governo europei, attuali ed ex, hanno firmato le loro dichiarazioni negli ultimi mesi, in cui sollecitavano politiche molto più assertive volte ad affrontare lo status dell’Iran come principale sponsor statale del terrorismo nel mondo.
Queste dichiarazioni, preparate da organizzazioni incentrate sull’Iran come il Comitato Internazionale in cerca di giustizia, hanno generalmente sostenuto un maggiore isolamento economico e diplomatico del regime iraniano, in attesa di un impegno fermo e applicabile per smantellare le infrastrutture terroristiche e abbandonare i complotti contro obiettivi occidentali per sempre.
Una di queste dichiarazioni, firmata all’inizio di gennaio dall’ex ministro degli esteri italiano Giulio Terzi e da altri 20 funzionari di una dozzina di altri paesi, ha iniziato evidenziando i dettagli del complotto di Assadi e ha dichiarato che ” la portata del crimine richiede che l’Unione Europea riveda il suo approccio con l’Iran”.
Anche se gli Stati Uniti sono stati relativamente più determinati con il regime iraniano rispetto all’Europa, questo consiglio è altrettanto prezioso per i legislatori americani, soprattutto sulla scia del complotto di Fort Mc Nair.
A differenza dei suoi alleati europei, gli Stati Uniti non hanno legami commerciali da interrompere e nessuna ambasciata iraniana da chiudere, ma tutte le nazioni occidentali condividono la responsabilità di aver incoraggiato i recenti complotti terroristici dell’Iran non ritenendo mai veramente il regime responsabile delle sue azioni precedenti.
Questo deve essere rettificato immediatamente e globalmente con sanzioni coordinate e pressione diplomatica, altrimenti le conversazioni che la NSA ha raccolto a gennaio continueranno a ripetersi fino a quando un evento disastroso colpirà inesorabilmente questi paesi.

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