domenica, Gennaio 26, 2025
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“Il regime iraniano è finito” dichiara Mike Pompeo all’incontro del CNRI

Il 9 gennaio, nella sede del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI) ad Auvers-sur-Oise, in Francia, un raduno ha segnato un momento cruciale nella lotta in corso contro il regime al potere in Iran. Tra gli oratori c’erano la presidente-eletta del CNRI Maryam Rajavi e l’ex segretario di Stato americano Mike Pompeo; messaggi di solidarietà sono giunti da parte dei membri di Ashraf 3 in Albania.
La signora Rajavi ha aperto l’evento dando il benvenuto ai partecipanti ed evidenziando la resilienza e i progressi della Resistenza. “Il 2024 è stato un anno pieno di gravi sconfitte per il regime”, ha dichiarato, citando i diffusi boicottaggi delle elezioni farsa, il crescente dissenso e il crollo del regime di Assad in Siria, un colpo che ha descritto come “un chiaro riflesso della debolezza del regime”. Ha delineato le crisi che il regime deve affrontare, tra le quali l’instabilità economica segnata dal 40% di inflazione, la povertà di massa e la crescente defezione tra le sue forze.

“La caduta di Bashar al-Assad ha mostrato al popolo iraniano che rovesciare una dittatura criminale è possibile”, ha affermato, attribuendo alle crescenti attività delle Unità di Resistenza il merito di avere galvanizzato il sostegno pubblico per future rivolte.

Sollecitando il riconoscimento globale del ruolo del CNRI, la signora Rajavi ha affermato: “Riconoscere la Resistenza iraniana non è una scelta tra tante; è l’unica soluzione pratica e praticabile per affrontare il fascismo religioso al potere in Iran”. Ha ribadito la sua visione di una “repubblica democratica e pluralista” fondata sull’uguaglianza di genere e sulla separazione tra religione e Stato.
L’ex Segretario di Stato americano ha dipinto un quadro crudo dello stato precario del regime iraniano, osservandone il rapido declino. “Assad si nasconde in un altro Paese, sperando solo di poter sopravvivere nonostante i crimini commessi contro il suo stesso popolo. Il fatto che sia caduto così rapidamente, che sia stato una tigre di carta, ha detto al mondo che l’Ayatollah è finito, che il suo tempo è compiuto”, ha detto Pompeo. Ha descritto la tracotanza del regime su potere e influenza come “una grande bugia” che ora è stata smascherata.
Pompeo ha indicato la caduta del regime di Assad come un precursore di ciò che attende Teheran. “E questo accadrà anche in Iran”, ha previsto, esortando il popolo iraniano e le Unità di Resistenza a perseverare. Ha trasmesso un messaggio diretto al popolo iraniano e alle Unità di Resistenza: “Continuate a combattere. Mantenete la vostra attenzione sull’IRGC. Gli Stati Uniti e la campagna di pressione torneranno, rendendo il regime ancora più fragile. Voi, la Resistenza, siete sulla strada giusta”.

Ha respinto qualsiasi idea che l’IRGC possa moderare i suoi modi, definendolo la forza repressiva al centro della brutalità del regime. “Nessuno cambierà la natura di quel regime. Fingere che questo possa accadere porterà solo alla continuazione del governo dei chierici in Iran”, ha affermato, indicando l’inutilità di provare a riformare un sistema fondamentalmente basato sull’oppressione.
Pompeo ha evidenziato la lunga storia di sacrifici fatti dalla Resistenza iraniana, in particolare dal MEK (Mujahedin-e Khalq – Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell’Iran), nella sua lotta contro il regime: “L’Iran sarà liberato, ma solo da coloro che si sono sacrificati per decenni, che hanno pagato il prezzo più alto, che hanno resistito a massacri e prigionie. Può essere liberato solo da voi”.

Ha ricordato il massacro del 1988 di 30.000 prigionieri politici, la maggior parte dei quali erano membri e sostenitori del MEK, descrivendolo come un duro esempio della brutalità del regime. “Il MEK è stato bersaglio del terrore all’estero e oggetto di massicce campagne di demonizzazione da parte del regime”, ha affermato. “Ogni settimana nelle cerimonie di preghiera del venerdì in tutto l’Iran, il regime canta slogan contro la Resistenza”.
Pompeo ha condannato questi sforzi propagandistici e ha difeso il MEK da accuse infondate, dicendo: “Non sarei qui se fossero vere. Purtroppo, migliaia di parlamentari in tutto il mondo non capiscono. Ma ora, sappiamo tutti la verità: siete combattenti per la libertà di primissimo ordine”.

Ha elogiato la capacità dirigente di Maryam Rajavi, la presidente-eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI), e il suo Piano in 10 Punti per un Iran democratico. Questo piano include pilastri chiave come elezioni libere entro sei mesi dal rovesciamento del regime, uguaglianza di genere, separazione tra religione e Stato e un Iran non nucleare. Lo ha definito una tabella di marcia completa e praticabile: “Signora Rajavi, lei ha ripetutamente affermato che esiste una sola via, una via per la fine del regime, e questo obiettivo verrà raggiunto dal popolo iraniano e dalla Resistenza organizzata all’interno dell’Iran”.
Pompeo ha osservato che la richiesta della Resistenza non è un intervento straniero, ma il riconoscimento del suo diritto a resistere. Ha dichiarato: “Questo piano non richiede un cambio di regime dall’esterno, dagli Stati Uniti o da altri. Non chiede stivali sul campo o anche soldi dall’esterno. L’unica richiesta della Resistenza è il riconoscimento della drammatica condizione del popolo iraniano”.
Pompeo ha invitato la comunità internazionale a sostenere la Resistenza iraniana: “La nuova politica degli Stati Uniti, con l’arrivo della nuova amministrazione, deve creare ancora più spazio per la Resistenza iraniana sul campo. Il punto focale di questa politica deve essere il riconoscimento del diritto del popolo iraniano a resistere e il riconoscimento del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana come la migliore alternativa ai chierici che governano l’Iran”.

Ha descritto il CNRI come un’alternativa capace e democratica al regime, che ha ottenuto un significativo sostegno internazionale grazie alla sua resilienza e al suo impegno. “Il vostro movimento ha dimostrato un’incredibile capacità e resilienza nella lotta per porre fine alla brutalità del regime”, ha affermato, lodando la Resistenza per avere denunciato i programmi missilistici e di armi nucleari dell’Iran.
Il discorso di Pompeo era pervaso di speranza e fiducia nella capacità del popolo iraniano di raggiungere la libertà. Ha condiviso la propria ammirazione per i combattenti della Resistenza, raccontando la sua visita ad Ashraf 3, la base del CNRI in Albania, dove ha visto un libro con la copertina rossa contenente i nomi di migliaia di martiri. “Queste persone care non sono solo numeri per voi. Non sono solo nomi in un libro. Sono le persone che avranno ottenuto un Iran libero”, ha detto.
Ha chiesto che vengano perseguite le responsabilità per le atrocità del regime, dicendo: “Questo è importante perché porterà a un risultato per cui avete lavorato tutti così duramente per così tanti anni. È importante perché, alla fine, creerà la capacità di chiamare a rispondere davanti alla giustizia i massacratori, gli indegni, coloro che hanno commesso tali atrocità”.
Pompeo ha concluso con un messaggio profondamente sentito: “Questo è il momento per l’Occidente di riconoscere il diritto del popolo iraniano, questo diritto fondamentale che è così basilare per ogni essere umano creato a immagine di Dio, di vivere con dignità umana. E questo significa il diritto di resistere e di cambiare la natura della vita delle persone all’interno dell’Iran”.
I messaggi di membri dell’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell’Iran (OMPI/MEK) ad Ashraf 3 in Albania hanno ricordato il costo umano della lotta. Shahabeh ha condiviso la straziante storia della perdita di sua madre, rapita dalle forze di Qassem Soleimani, e ha ribadito il proprio impegno per la causa: “La dittatura di Teheran cadrà presto come un domino”. Fereydoun, un altro membro dell’OMPI, ha espresso orgoglio nel seguire le orme del padre dopo la sua morte in un massacro a Camp Ashraf. “Dobbiamo rovesciare questo regime malvagio e liberare il nostro popolo”, ha affermato.
Shabnam Madadzadeh, membro dell’OMPI ed ex prigioniera politica, ha descritto il suo periodo nelle prigioni del regime come straziante, ma dal quale ha tratto ancora più volontà di lottare. “La vera paura del regime risiede nel coraggio incrollabile dei prigionieri e nel loro legame con l’opposizione organizzata”, ha spiegato, chiedendo un continuo sostegno internazionale.
Mousa Emadzadeh ha evidenziato il coraggio dei giovani iraniani, descrivendo la loro sfida come il “peggior incubo” del regime. Ha elogiato il MEK come forza guida, affermando: “Questo movimento sta portando speranza e costruendo un futuro luminoso per un Iran libero”.
L’evento ha presentato un messaggio unificato di resilienza e determinazione per affrontare il regime iraniano. Come ha dichiarato la signora Rajavi, “Come il regime che l’ha preceduta, la dittatura dei mullah deve essere rovesciata e lo sarà”. L’appello al riconoscimento internazionale del CNRI e del diritto del popolo iraniano a resistere ha risuonato profondamente. Con voci di speranza da Ashraf 3 e l’approvazione di personalità di rilievo globale come Mike Pompeo, la Resistenza iraniana è pronta a continuare la sua lotta per la libertà.

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