I relatori intervengono alla camera dei deputati durante una sessione dedicata alla situazione dei diritti umani in Iran, il 21 marzo 2025
Il 21 marzo 2025 si è tenuta presso la sala stampa della camera dei deputati la conferenza intitolata “L’Iran verso il Cambiamento – Stop alle Esecuzioni”, mettendo in evidenza la crescente crisi dei diritti umani in Iran e ribadendo un sostegno politico unanime alla lotta del popolo iraniano per la libertà e la democrazia.
L’evento è stato organizzato dall’Associazione dei Giovani Iraniani in Italia, sotto il patrocinio del On. Fabio Rampelli, Vicepresidente della Camera dei Deputati, e presieduto da Antonio Stango, Presidente della Federazione Italiana per i Diritti Umani.
Antonio Stango: “La crisi in Iran sta coinvolgendo l’intera società”
Antonio Stango, ha aperto la conferenza riconoscendo l’aggravarsi della crisi in Iran, che, a suo dire, sta ormai travolgendo l’intera società. Ha espresso la speranza che i segnali di crescente malcontento possano rappresentare un punto di svolta per il popolo iraniano.
Stango ha sottolineato che le fondamenta del regime si stanno indebolendo e che la comunità internazionale deve riconoscere la spinta crescente della popolazione iraniana verso il cambiamento. Le sue parole hanno inquadrato la conferenza come un evento sia attuale che urgente, evidenziando la necessità di sostenere il popolo iraniano nella sua lotta per la giustizia e la libertà.
Il senatore Marco Scurria: “Il sostegno al popolo iraniano va oltre le divisioni politiche”
Il senatore Marco Scurria, Segretario della 4ª Commissione permanente (Politiche dell’Unione europea) al Senato italiano, ha espresso un forte messaggio di solidarietà. Ha sottolineato che il sostegno al popolo iraniano trascende le divisioni partitiche, facendo notare che numerosi parlamentari italiani, provenienti da diverse aree politiche, appoggiano la resistenza iraniana e le sue aspirazioni democratiche.
Scurria ha condannato l’aumento esponenziale delle esecuzioni da parte del regime teocratico, definendole una vergogna nazionale. Ha paragonato il possibile crollo del regime alla caduta inaspettata del Muro di Berlino, un momento di liberazione storica che, a suo avviso, si sta avvicinando anche per l’Iran.
Ha inoltre ribadito il suo sostegno alla visione democratica delineata nel Piano in Dieci Punti di Maryam Rajavi, che invoca la creazione di una repubblica laica, non nucleare, con un ruolo centrale per le donne.
Azar Karimi portavoce dell’Ass. Giovani Iraniani in italia:
Sono Azar Karimi portavoce dell’Ass. Giovani iraniani in italia, sono nata in italia e sono nata da genitori che sono politicamente attivi in Italia contro il regime dei mullah. Sono scappati nel lontano 79 dopo la caduta dello shah e hanno deciso di portare avanti la battaglia per il rovesciamento del regime ed io ho deciso di intraprendere insieme a loro questo percorso tortuoso insiem.
Il regime che governa l’Iran è una dittatura religiosa che, negli ultimi 46 anni, ha senza dubbio detenuto il primato delle esecuzioni politiche nel mondo. Negli ultimi anni, ha inoltre registrato il numero più alto di esecuzioni a livello globale. Allo stesso tempo, per sfuggire alla responsabilità, ricorre al rapimento di cittadini di paesi europei. Ogni volta che uno dei suoi funzionari criminali viene condannato in una paese europea, il regime utilizza lo stesso meccanismo di presa di ostaggi per ottenere la liberazione dei propri individui.
Negli ultimi due anni, si sono verificati due casi significativi:
• Uno ha coinvolto Assadollah Assadi, condannato a vent’anni di carcere in Belgio per aver pianificato un attentato contro un grande raduno del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana nel 2018 Tuttavia, il regime iraniano ha arrestato un cittadino belga in Iran e ha fatto pressioni sul governo belga affinché estradasse Assadi in Iran.
• Il secondo caso ha riguardato Hamid Noury, condannato all’ergastolo in Svezia per il suo ruolo decisivo nel massacro di circa 30.000 prigionieri politici in Iran nel 1988. Anche in questo caso, il regime iraniano ha arrestato un cittadino svedese e ha costretto il governo svedese a liberare Hamid Noury e a rimandarlo in Iran.
Queste azioni rappresentano il colpo più grave alla democrazia occidentale e il più grande incoraggiamento ai crimini, alle esecuzioni, al terrorismo e alla presa di ostaggi da parte del regime iraniano.
Durante i quattro decenni e mezzo di esistenza di questo regime, purtroppo, c’è sempre stato un simile rapporto tra il regime e l’Occidente, in particolare l’Europa. Negli anni ’80, i mullah hanno giustiziato decine di migliaia di prigionieri politici. In un’ondata di esecuzioni nel 1988, furono messi a morte 30.000 prigionieri politici la maggiore parte i membri dell’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell’Iran (PMOI). Tuttavia, le politiche errate dell’Occidente e dell’Europa hanno permesso di insabbiare questo crimine di enorme portata. Questa amara verità è stata confermata lo scorso anno dal Relatore Speciale delle Nazioni Unite sui Diritti Umani in Iran.
Questa tolleranza ha incoraggiato i mullah a intensificare le loro azioni e, negli anni ’90, hanno iniziato ad assassinare sponenti dell’opposizione in vari paesi europei, come l’omicidio del professor Kazem Rajavi in Svizzera nel 1990 e l’assassinio del rappresentante della Resistenza Iraniana, Mohammad Hossein Naqdi, in Italia nel 16 Marzo 1993.
L’ondata di terrorismo non ha colpito solo cittadini iraniani, ma ha preso di mira anche individui e istituzioni nei paesi occidentali.
Quando questi assassinii sono rimasti impuniti, i mullah hanno ampliato il loro raggio d’azione, perpetrando massacri e omicidi su vasta scala in altri paesi, come l’Iraq e la Siria, nei primi due decenni del nuovo secolo.
In conclusione, l’unico modo per contrastare le gravi violazioni dei diritti umani e i crimini di questo regime è attraverso una ferma condanna e la piena responsabilità per i suoi funzionari e sostenere la lotta del popolo iraniano e la sua Resistenza per il cambio del regime e instaurare una repubblica democratica basata sulla separazione tra lo stato e religione e l’abolizione della pena di morte come ha portato nella piattaforma in 10 punti della presidente eletta del consiglio nazionale della Resistenza iraniana per il futuro dell’Iran.
Infine volevo rifarmi a una bellissima affermazione che fece il sen. Scurria in uno scorso evento di cui era ospite in cui diceva che si augurava di leggere nei futuri libri di storia il rovesciamento del regime dei mullah così come lo è stato scritto nei libri di storia della caduta del muro di Berlino.
Ghazal Afshar, Tesoriere dell’Ass. Giovani Iraniani in Italia:
Mi presento brevemente: sono Ghazal Afshar, sono nata in Iran ma sono cresciuta qui in Italia di cui sono ormai anche cittadina.
Il mio impegno principale è legato alle attività svolte dall’associazione di cui faccio parte e che qui rappresento, l’associazione dei giovani iraniani, che da anni si batte per la difesa dei diritti dei giovani e delle donne iraniane, che sono probabilmente le categorie maggiormente colpite dalla dura e decennale repressione di questo regime misogino e reazionario.
La nostra associazione fa parte a sua volta del forum dei Giovani per la Democrazia in Iran, nato per unire le attività delle numerose realtà giovanili sparse nel mondo che, fianco a fianco all’unico movimento di resistenza (Cnri), desiderano un Iran del futuro democratico e secolare e che nel corso degli anni hanno creato diretti contatti con i giovani all’interno del paese, in particolar modo con quelli che sono i giovani dei nuclei di resistenza affiliati ai Mek, giovani che con il loro estremo coraggio e resilienza mantengono sempre vivo quel desiderio di libertà possibile solo con un rovesciamento radicale di questo regime.
Sono figlia di due combattenti per la libertà, come amo definire coloro che in questi 46 anni hanno sacrificato la propria vita e che hanno posto il bene e la libertà di un intero popolo davanti al proprio bene e alla propria felicità. I miei genitori nonostante avessero iniziato da subito a gettare le basi per una vita più che dignitosa non riuscirono (e da figlia lo dico con grande orgoglio) a chiudere gli occhi di fronte a ciò che di terribile invece stavano vivendo in Iran i propri connazionali, quei giovani come loro e tutti quei milioni di bambini innocenti che a differenza della propria figlia semplicemente non avevano avuto la fortuna di poter fuggire dalle persecuzioni di questo regime.
Hanno così deciso di combattere letteralmente per il nostro popolo unendosi alla resistenza iraniana. E fu così che purtroppo mio padre venne arrestato e ucciso in quello che nella storia del nostro paese è conosciuto come il massacro dell’88, un crimine contro l’umanità in cui in una sola estate vennero uccisi oltre 30 mila prigionieri politici, un crimine considerato dallo stesso Amnesty come crimine ancora in corso dato che i responsabili dopo 37 anni sono rimasti ancora impuniti ricoprendo tra l’altro alti incarichi all’interno dell’attuale regime.
Un regime, quello iraniano, che è tra l’altro il principale promotore e responsabile della violenza contro le donne, poiché ha letteralmente istituzionalizzato la misoginia all’interno della propria struttura legale.
Un regime che detiene il primato mondiale per il maggior numero di esecuzioni di donne e ci tengo qui a ricordare alcuni dati: 270 giustiziate dal 2007, 7 solo in questi primissimi mesi del 2025.
Tuttavia, a causa del ruolo pionieristico che le donne hanno ricoperto nella lotta del popolo iraniano per la libertà e la democrazia, la repressione del regime non è mai riuscita a raggiungere i suoi obiettivi.
Da oltre cinquantanove settimane, i prigionieri politici, sia donne che uomini, stanno portando avanti la campagna del “martedì contro le esecuzioni” uno sciopero della fame diffuso ormai in 38 carceri in tutto il paese per protestare contro l’inaccettabile escalation delle esecuzioni di massa.
Lo slogan “Donna, Resistenza, Libertà” è diventato il motto nazionale delle donne iraniane.
E questa resistenza ha radici ben profonde nella società iraniana. Le ragazze che vediamo oggi opporsi a mani nude alle mostruose forze repressive del regime iraniano hanno ereditato quello stesso coraggio e quella stessa resilienza delle loro predecessori che da oltre quattro decenni combattono contro una dittatura religiosa brutale. Dalle donne che negli anni ’80 e ‘90 sono state giustiziate a migliaia per aver resistito alla repressione in nome della libertà, fino alle migliaia arrestate e torturate durante le rivolte, in particolare nel 2022, senza mai arrendersi.
Le innumerevoli storie del loro coraggio straordinario hanno ispirato me e molte donne della mia generazione: Da donne come Soraya Abolfathi e Masoumeh Azhdanlou, che negli anni ’80 hanno affrontato il regime anche durante la gravidanza e sono state giustiziate, fino alle giovani ragazze come Sarina, Nika e Hadis, che hanno perso la vita nelle proteste del 2022.
Ciò che unisce tutte queste donne e ragazze è il loro coraggio ineguagliabile nel resistere al regime e lottare per i loro diritti fondamentali.
E non è un caso che le donne stiano trascinando e donando linfa vitale a questa resistenza e non è un caso che alla guida della principale coalizione democratica di opposizione, il Consiglio Nazionale della Resistenza iraniana, ci sia una donna, Maryam Rajavi che da anni ispira generazioni di donne a conoscere i propri diritti, a conferire potere a sé stesse e a perseverare nella loro lotta a tutti i costi.
E come ella stessa ha dichiarato anni fa: “Questo regime subirà il colpo mortale proprio dal coloro che non ha mai preso in considerazione.”
E saranno infatti proprio le donne libere e coraggiose dell’Iran, con la loro lotta incessante, a rovesciare questo regime.
Donna, Resistenza, Libertà!!!