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Mia zia, eroina iraniana

The Huffington Post – Regno Unito Naghmeh Rajabi 21 Set 2011

E ‘stato un venerdì mattina presto. Mi sono svegliata con il suono della radio nel nostro soggiorno e la voce preoccupata di mio padre che stava cercando di mettere una notizia importante attraverso le scariche che il regime iraniano stava lanciando per bloccare la trasmissione dell’opposizione. Non avevo mai visto i miei genitori così sconvolti e devastati. Dopo un po’, sono entrata e ho chiesto cosa fosse successo. Mi hanno detto che mia zia, Zahra Rajabi, 39 anni, una delle donne leader nella lotta contro il regime iraniano è stata brutalmente assassinata a Istanbul, Turchia. Agenti iraniani l’avevano rintracciata e hanno fatto irruzione nel suo appartamento, e poco dopo ucciso lei e una delle sue guardie del corpo con dei colpi di pistola. Era il 20 febbraio 1996.
Non sapevo e non potevo capire perché qualcuno avrebbe dovuto voler uccidere un membro della mia famiglia. Le domande hanno iniziato a girarmi  nella testa e poi mi è stato detto … “Lei è morta combattendo per la libertà dell’Iran e della sua gente”.
A nove anni la mia percezione della parola “libertà” è cambiata quel giorno. Ho capito che nel mio paese, l’Iran, e sotto il brutale governo sotto cui stavamo vivendo, per avere libertà, devi lottare e addirittura pagare il prezzo più alto che un essere umano possa pagare, rinunciare alla propria vita.
Zahra Rajabi era un membro dei Mojahedin del Popolo (PMOI), un gruppo di opposizione iraniano che ha combattuto per la libertà dell’Iran e degli Iraniani per oltre tre decenni e ha avuto i suoi membri minacciati, torturati, umiliati e giustiziati dal regime iraniano nel corso di questo periodo.
Al momento del suo assassinio, Zahra stava lavorando per i diritti delle donne iraniane e dei rifugiati in Turchia. Ha deciso di insorgere contro il regime dei mullah dopo aver realizzato che menzogna in realtà fosse la rivoluzione islamica iraniana, che disastro stava facendo dell’Iran e degli Iraniani con l’interpretazione fondamentalista dell’Islam dei mullah”.
Ha perso due dei suoi cari, all’inizio della rivoluzione, quando il marito Mohammed e sua sorella Afsaneh 20 anni, sono stati giustiziati dal regime iraniano. Senza dubbio questo ha contribuito alla sua causa di lotta per la libertà e la giustizia e l’ha fatta diventare una delle più coraggiose donne del suo tempo.
Il suo assassinio ha fatto sì che vivere in Iran non fosse più possibile per la mia famiglia, dato che dovevamo vivere nella paura costante della nostra vita ogni giorno. Nonostante il nostro amore e la nostra passione per l’Iran, migliaia e migliaia di famiglie come la mia sono state costrette a lasciare la loro patria e rifugiarsi in altre parti del mondo al fine di rimanere in vita.
La perdita dei propri cari e il trauma che la mia famiglia ha attraversato ancora mi tormenta e mi colpisce ogni singolo giorno. Sento un forte senso di responsabilità nell’essere la voce di Zahra e di molti altri martiri che hanno dato la loro vita combattendo per la libertà contro il barbaro regime iraniano.
Il popolo iraniano è stato repressi per oltre 30 anni sotto il regime attuale e ci sono migliaia di prigionieri le cui voci non sono mai state ascoltate. L’OMPI è l’unico gruppo di opposizione, che riecheggia le storie e le voci delle vittime, dei prigionieri politici e dei martiri iraniani su scala globale. Devono essere riconosciuti e accreditati come gruppo attivo  al fine della libertà, dell’umanità e della giustizia.
La storia ha dimostrato che sì i dittatori possono governare, ma sono sempre stati sconfitti alla fine. L’era oscura del dominio dei mullah sta volgendo al termine. Ma fino a quel giorno l’OMPI deve lottare per ciò in cui crede e con ciò, porterà la voce dei martiri come Zahra e le speranze di milioni di persone per un Iran completamente libero e democratico.

Naghmeh Rajabi, laureata in Gestione d’Impresa

 

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