venerdì, Marzo 29, 2024
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La visita dei delegati europei in Albania rivela la campagna di disinformazione dell’Iran

Di Struan Stevenson

Una delegazione di alto livello proveniente da Bruxelles, formata da parlamentari europei, recentemente ha visitato Ashraf 3 a Tirana, Albania.
Il governo albanese è unito nella sua determinazione ad offrire un rifugio sicuro ai Mojahedin del Popolo Iraniano. Migliaia di membri del MEK vengono ospitati in sicurezza in alloggi speciali a Tirana forniti dall’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati.  

27 Nov. (UPI) – Nel 2013 è iniziato un ponte aereo e i primi dissidenti iraniani sono arrivati nella capitale albanese, finalmente in salvo dopo essere stati strappati all’inferno che avevano vissuto a Campo Ashraf e a Camp Liberty in Iraq.
L’Albania sarà un piccolo paese, ma il suo popolo ha un grande cuore. Avendo sofferto anni di oppressione sotto i comunisti, il governo è unito nella sua determinazione ad offrire un rifugio sicuro ai Mojahedin del Popolo Iraniano (PMOI o MEK). Ben presto i 3000 membri del MEK sopravvissuti sono stati sistemati in sicurezza in alloggi speciali a Tirana, forniti dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
I mullah iraniani sono rimasti scioccati. I loro tentativi di liquidare il MEK, il principale movimento di opposizione democratica al loro regime tirannico, erano stati sventati. Non potevano permettere a questi dissidenti, che offrono un futuro di libertà e giustizia ai milioni di oppressi in Iran, di creare una nuova Ashraf, un nuovo centro per l’opposizione al loro tirannico regime.

Così è iniziata una campagna di demonizzazione contro il MEK. A questo scopo i mullah hanno concentrato la loro attenzione su alcuni elementi dei media occidentali, manipolando il loro programma anti-Trump affinché comprendesse una campagna di diffamazione contro il MEK. Il regime iraniano ha persino fatto ricorso ad atti di terrorismo, utilizzando uno dei suoi diplomatici della sua ambasciata di Vienna per organizzare un attacco dinamitardo contro la grande conferenza del MEK a Parigi a Giugno e, più di recente, inviando un altro agente molto vicino all’ambasciatore iraniano in Norvegia, per assassinare un membro dell’opposizione in Danimarca. Entrambi questi cosiddetti “diplomatici” sono stati arrestati e subiranno un processo per atti di terrorismo.
Massoud Khodabandeh e sua moglie, Anne Singleton, due note spie del Ministero dell’Intelligence e della Sicurezza iraniano (MOIS), identificati come tali in un rapporto della Biblioteca del Congresso e del Pentagono, sono arrivati a Tirana. Questi due agenti addestrati dall’intelligence iraniana si trovavano fuori dai cancelli di Campo Ashraf e Camp Liberty in Iraq prima che venissero sferrati gli attacchi mortali che hanno ucciso 168 persone e ferito 1700 tra uomini e donne.
Ora si aggirano furtivamente attorno al nuovo complesso costruito dagli abitanti di Ashraf nei pressi della città di Manez, nella provincia albanese di Durres. Di certo, a tempo debito, qualche giornalista occidentale credulone verrà visto in loro compagnia.

Costretti a lasciare i loro alloggi a Tirana, quando i finanziamenti dell’UNHCR sono cessati a Settembre 2017, i rifugiati del MEK hanno acquistato alcune fattorie nei pressi di Manez ed hanno iniziato velocemente la costruzione di unità abitative. Hanno assunto più di 600 operai albanesi, li hanno addestrati nelle attività edilizie e di costruzione, divenendo in breve tempo una parte rispettata e affidabile della comunità albanese.
Il nuovo complesso, chiamato Ashraf 3, è stato circondato dalla sicurezza all’entrata principale, per sventare i tentativi di omicidio. Tuttavia gli uomini e le donne del MEK sono liberi di andare e venire a loro piacimento. Centinaia di loro escono dal complesso ogni giorno per fare spese e per escursioni ricreative. Oltre 700 famiglie iraniane sono venute a visitare i loro parenti ad Ashraf 3, dopo che gli era stato impedito per anni di vederli durante la loro brutale detenzione in Iraq. Giornalisti, politici, avvocati e commercianti sono visitatori quotidiani.

Sono appena tornato da una visita di tre giorni ad Ashraf 3 insieme ad una delegazione di alto livello di parlamentari europei giunti da Bruxelles, tra i quali due membri della Commissione Affari Esteri del Parlamento e il vice-capo della Commissione Sicurezza e Difesa, in una settimana che ha visto 150 parlamentari europei di tutte le fazioni e gruppi politici, firmare una petizione che condanna le violazioni dei diritti umani in Iran. Ciò che abbiamo visto è stata un’ammirevole trasformazione. Siamo stati in grado di spostarci liberamente nel campo e di parlare con centinaia di rifugiati iraniani.
In soli 12 mesi, questi infaticabili e forti combattenti per la libertà hanno costruito una piccola città, con negozi, infermerie, strutture sportive, cucine, panifici, quartieri dormitori, sale per meeting, uffici e studi. Un rapporto esaustivo su questa visita verrà pubblicato presto.
Ma il Ministero dell’Intelligence iraniano vuole dare un’immagine diversa. Incoraggiando giornalisti ingenui ad appostarsi lungo il perimetro di Ashraf 3 e persino a far volare droni sopra il complesso, il MOIS ha imbeccato i media affermando che Ashraf 3 è una prigione, da cui nessuno può uscire senza il permesso della leadership intransigente e dove persino le libertà fondamentali vengono negate. Affermano che i fuoriusciti vengono torturati e persino assassinati. Questa è un’assurdità.
Con una storia falsa che ripetono all’infinito, affermano che una giovane donna, la trentottenne Somayeh Mohammadi, viene trattenuta contro la sua volontà. I suoi genitori, cittadini irano-canadesi, in passato sono stati visti fuori da Campo Ashraf in Iraq urlare frasi minacciose e violente con i megafoni, in compagnia di Khodabandeh, Singleton e di altri noti agenti del MOIS.
Insieme alla delegazione di illustri parlamentari europei, ho incontrato Somayeh durante la mia visita ad Ashraf 3. Era sola e non accompagnata dalle “balie” che suo padre afferma l’accompagnino sempre. Ha detto che purtroppo ha dovuto rinnegare suo padre molti anni fa, quando è divenuto volontariamente un agente del MOIS. Ci ha detto che suo padre, che fa l’idraulico in Canada, recentemente ha passato quattro mesi in Albania alloggiando nel lussuoso Hotel Plaza di Tirana, ovviamente pagato dai mullah. Ha confermato di essere libera di andare e venire da Ashraf 3 ogni volta che lo desidera e che potrebbe anche lasciarlo per sempre se volesse. Ma ha anche detto di essere un membro fiero e devoto del MEK e che, a differenza di suo padre ha dedicato la sua vita a combattere per la libertà del popolo dell’Iran.

Sono bugie come questa, a cui credono ciecamente gli “utili idioti” di alcune testate occidentali, che incoraggiano i mullah. Un recente lunghissimo articolo su un quotidiano nazionale britannico che ripeteva tutti questi insulti e queste bugie, è stato pubblicato parola per parola sul caustico sito web pro-mullah di Khodabandeh, ben tre settimane prima che apparisse sul quotidiano, rivelando chiaramente la sua odiosa fonte. In maniera vergognosa questi media sembrano apparentemente felici di ignorare la repressione in corso in Iran, dove gli scioperi e le proteste di massa proseguono quotidianamente da quasi un anno, con gli autotrasportatori che hanno scioperato condannati a morte e gli operai degli zuccherifici condannati alla fustigazione e a lunghe pene detentive. Più di 12.000 manifestanti sono stati arrestati. Molti sono stati assassinati.

Mi causa una enorme tristezza il fatto che ci siano giornalisti oggi che ignorano queste questioni ed ignorano la verità, preferendo invece insultare e diffamare uomini e donne che hanno rinunciato alla loro carriera professionale e alla loro vita familiare per dedicarsi alla causa di porre fine all’oppressione e alla tirannia in Iran. I mullah sanno che i loro giorni sono contati. Hanno incolpato il MEK per le proteste scoppiate in tutta la nazione e perciò non è una sorpresa che si siano imbarcati in una frenetica campagna di disinformazione come questa. Ma che nessuno s’inganni. Quando questa dittatura malvagia verrà abbattuta, la storia ricorderà i nomi di quei giornalisti che hanno giocato questa partita disonesta in una lista della vergogna.

Struan Stevenson è coordinatore della Campaign for Iran Change, è stato membro del Parlamento Europeo in rappresentanza della Scozia (1999-2014), presidente della Delegazione del Parlamento Europeo per le Relazioni con l’Iraq (2009-2014) e presidente di Friends of a Free Iran Intergroup (2004-2014). È esperto internazionale sul Medio Oriente ed è anche presidente della European Iraqi Freedom Association.

HTTPS://WWW.UPI.COM/TOP_NEWS/VOICES/2018/11/27/EUROPEAN-VISIT-TO-ALBANIA-EXPOSES-IRANS-MISINFORMATION-CAMPAIGN/2581543322843/

 

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