domenica, Aprile 2, 2023
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La scarsità di acqua è un ‘terremoto silenzioso’ in Iran

Una delle massime priorità di tutti i governi, specialmente nei Paesi in cui la siccità e la scarsità d’acqua sono un problema, non è solo la gestione e la manutenzione, ma anche il miglioramento delle risorse idriche.

Mentre nel mondo la precipitazione media in profondità è di 850 mm, quella dell’Iran è di soli 250 mm; ed è per questo che il Paese è classificato come una delle regioni aride / semi-aride del mondo.

Dato questo fatto, si penserebbe naturalmente che la gestione delle risorse idriche sia tra le massime priorità del governo iraniano. Ma lo è davvero?
Gli esperti ritengono che la gestione idrica dell’Iran sia sull’orlo di una crisi, che viene spesso definita un “terremoto silenzioso”; essi prevedono che nei prossimi anni molte zone del Paese dovranno affrontare la scarsità d’acqua.
L’amministratore delegato della Società di Gestione delle Risorse Idriche dell’Iran afferma che, a causa dell’essiccamento delle dighe “Lar” e “Latyan”, l’elettricità della periferia orientale di Teheran sarà disconnessa per più di 7 ore al giorno.

Come il regime sta gestendo questa crisi?
Le autorità governative parlano molto a questo proposito ed emettono persino avvertimenti. Tuttavia, non ci sono piani d’azione completi per la risoluzione di questo problema.
Paesi con condizioni simili a quelle dell’Iran tendono a investire in “acque dolci” rinnovabili; un tipo di acqua che ora si trova nella quantità di 130 milioni di metri cubi all’anno. Ma il regime non ha preso in considerazione e non sta ancora considerando questa alternativa. A causa della cattiva gestione, anche una parte considerevole dell’acqua dolce iraniana viene sprecata, soprattutto in agricoltura e nell’uso urbano, e rispetto al resto del mondo questo spreco è molto maggiore dello standard ottimale.
Secondo il Ministero dell’Energia iraniano, dai 130 milioni di metri cubi di acqua dolce disponibili, il 92% viene speso per l’agricoltura, il 6% per il consumo urbano e rurale e il 2% per i mezzi industriali; laddove la media globale è solo del 70% in agricoltura, dell’8% per il consumo urbano e rurale e del 22% nell’industria.

Chi è responsabile per questa crisi?
Il regime incolpa la popolazione, come sempre.
Abbiamo spesso sentito autorità governative dire: “L’uso dell’acqua a Teheran è ora il doppio rispetto a quello della media mondiale”. Questa affermazione ingannevole è spesso utilizzata dal regime per scusare il proprio saccheggio e aumentare ulteriormente i prezzi. Ma anche se questa affermazione è corretta, possono i residenti di Teheran essere la ragione di una crisi che ha colpito un intero Paese? Gli esperti ambientali credono diversamente.
A differenza di quanto suggerisce il regime, gli esperti collegano la scarsità idrica in Iran alla distribuzione e alla gestione inadeguate delle risorse; questo, sostenuto da statistiche, indica che la causa principale del problema sono i funzionari incompetenti del governo, non è la popolazione.

Gli esperti, compresi quelli con sede nell’ufficio delle Nazioni Unite di Teheran, ritengono che, oltre all’eccessiva costruzione di dighe da parte del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie, altri fattori contribuiscano alla crisi idrica; i principali sono l’evaporazione dell’acqua dietro queste dighe e l’elevato consumo di acqua nell’agricoltura e negli usi urbani.
Un esperto di agricoltura attira l’attenzione sul fatto che le tradizionali tecniche di irrigazione in Iran sono molto antiche e risalgono a tempi “prima di Cristo” e ritiene che l’uso di metodi così antichi sia una delle ragioni principali di un così elevato utilizzo agricolo.

C’è una soluzione per la scarsità d’acqua dell’Iran
Date le potenzialità del governo e considerando le statistiche pertinenti, la scarsità d’acqua è un problema che può essere risolto, tuttavia, solo ponendo in atto una gestione appropriata.
Affermare che i problemi non possono essere risolti è una falsa convinzione con la quale il regime alimenta spesso la popolazione per coprire la propria corruzione e la cattiva gestione del Paese.
Con un governo che protegge la propria sovranità contro il popolo, è inevitabile che l’intero Paese sia costretto a lottare per il cibo e l’acqua; poiché la ricchezza nazionale, che appartiene al popolo, viene invece spesa per interessi governativi.
Cercare di affrontare la carenza d’acqua e altre questioni fondamentali all’interno di un sistema politico così corrotto, in cui il benessere delle persone è l’ultima delle preoccupazioni, è chiaramente una perdita di tempo.

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