sabato, Settembre 23, 2023
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L’iraniano Zarif, ministro degli Esteri di un regime terroristico alla conferenza di sicurezza di Monaco

Di Mohammad Sadat Khansari

Zarif è stato coinvolto in tutte le decisioni relative alle operazioni terroristiche del regime iraniano all’estero. Sta impiegando terroristi diplomatici e agenti del MOIS ( il famigerato ministero dell’Intelligence) nelle ambasciate del regime all’estero.

La conferenza sulla sicurezza di Monaco del 2020 si è tenuta da venerdì 14 febbraio a domenica 16 febbraio. Tra i convenuti c’è stato anche il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, che è intervenuto il venerdi.

In un editoriale pubblicato su Euronews martedì, l’ex ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi ha sostenuto che le discussioni al Forum di Davos sono state decisamente più produttive grazie all’assenza del ministro degli Esteri iraniano e che probabilmente lo stesso sarebbe stato per la Conferenza di sicurezza di Monaco. Terzi ha citato “il ruolo di Zarif come apologeta della teocrazia islamista e il principale sponsor del terrorismo internazionale” come prova del fatto che i suoi contributi tendono ad avvelenare il terreno del dialogo internazionale e depista la pianificazione di una risposta multilaterale alle provocazioni dell’Iran.

Lunedì, il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (NCRI) ha pubblicato un articolo sul suo sito web che richiamava l’attenzione su Zarif e la sua difesa pubblica della decisione del regime iraniano di negare il rilascio di registrazioni della scatola nera del volo 752 dell’Ucraina International Airlines. Il Boeing 737 che aveva lasciato Teheran poche ore dopo l’attacco missilistico delle Guardie rivoluzionarie dell’8 gennaio in Iraq, fu abbattuto dai sistemi di difesa aerea iraniani in un evidente caso di scambio di obiettivi.

Teheran ha tentato di nascondere la causa dell’incidente per tre giorni, prima che le immagini satellitari, il radar e il video a terra dimostrassero che il volo era stato colpito da due missili terra-aria. Ma il contrasto in corso sulla scatola nera suggerisce che il regime sta ancora lavorando per controllare unilateralmente le informazioni. E i commenti pubblici di Zarif dimostrano come cerchi di fornire motivazioni legali atte a giustificare questa decisione sul piano internazionale. Questo è emblematico del suo ruolo di “principale apologeta di Teheran” e rende l’invito del ministro degli Esteri alla Conferenza di Monaco “un errore che fa capo all’annosa politica di accondiscendenza europea nei confronti del regime dei mullah”.

Naturalmente, le preoccupazioni sull’ “apologia” e propaganda vanno ben oltre il problema del disastro del Volo 752. Zarif ha difeso alcuni dei peggiori e contemporanei terroristi internazionali e la politica di repressione interna del regime clericale. Nel 1988, quando Zarif era un diplomatico di carriera che lavorava per la missione delle Nazioni Unite in Iran, in tale veste, aiutò a distogliere l’attenzione internazionale sul massacro dei prigionieri politici, coprendo l’eccidio di 30.000 prigionieri politici nello sforzo di abbattere e sradicare la resistenza democratica dell’Iran.

Tale mancanza di riguardo per i crimini contro l’umanità ha posto le basi perchè il ministro degli Esteri minimizzi le violente repressioni degli attivisti e dei manifestanti degli ultimi anni. Dopo aver assunto il suo attuale ruolo sotto il presidente del regime, Hassan Rouhani, Zarif in una nota apparizione televisiva negli Stati Uniti dichiarò che le autorità iraniane “non arrestano le persone per le opinioni”. L’osservazione ha suscitato un’ampia ridicola reazione in quel momento, che lo ha smentito anche sulla scia di una rivolta nazionale, iniziata lo scorso novembre 2019, che ha portato all’arresto oltre 12.000 manifestanti pacifici, mentre 1.500 sono stati uccisi nelle strade colpiti a morte su ordine del regime.

Allo stesso tempo in cui Zarif usava tali apparizioni internazionali per contraddire i resoconti indipendenti delle repressioni del regime, la sua posizione di alto diplomatico iraniano lo ha reso probabilmente un partecipante attivo ai programmi di esportazione di tale politica repressiva anche oltre i confini iraniani. Negli ultimi due anni, sette diplomatici iraniani sono stati espulsi dai paesi ospitanti europei con l’accusa di essere coinvolti in attività terroristiche. Un altro diplomatico, recentemente di stanza in Austria, è stato accusato in Belgio di aver ideato un complotto per un attentato dinamitardo alla riunione dell’NCRI a Parigi nel giugno 2018.

L’indagine di quell’incidente ha portato un portavoce della polizia federale belga a dichiarare che i dipendenti del servizio segreto iraniano sono onnipresenti nella sua istituzione diplomatica. È praticamente impossibile per una rete così complessa di diplomatici terroristi operare senza la conoscenza e l’approvazione del ministro degli Esteri.

Inoltre, il comando di Zarif su quella rete sarebbe stata totalmente in linea con il suo ruolo di punto di contatto con alcuni delegati e alleati del terrorismo iraniano. L’anno scorso, ha incontrato il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, per riaffermare l’impegno di Teheran nell’armare e sostenere tale gruppo paramilitare.

Questo sarà sicuramente un argomento di discussione alla Conferenza di sicurezza di Monaco, così come il problema più specifico delle crescenti tensioni tra Iran e Occidente. Ma con Zarif che da programma svolge un ruolo di primo piano nell’evento, ci sono seri dubbi sul fatto che tali discussioni riescano a rimanere libere e indipendenti. Tali dubbi tendono solo a crescere.

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