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Iran: La confessione di Salehi di avere mentito e nascosto dati nei colloqui con i P5+1 su ordine di Khamenei

È necessario che la comunità internazionale sia ferma di fronte ai 30 anni di violazione del diritto internazionale e di inganni del regime iraniano
Ali Akbar Salehi, capo dell’Agenzia Atomica del regime dei mullah, ha affermato in una confessione senza precedenti che i mullah hanno mentito nei negoziati nucleari con i Paesi P5 + 1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite più la Germania) sul sito nucleare di Arak e di fatto hanno nascosto una parte delle apparecchiature vietate.

“Circa quei tubi che avevamo, i tubi che il carburante attraversa, ne avevamo comprati di simili in precedenza, ma non potevo dichiararli in quel momento, solo una persona lo sapeva in Iran”, ha detto in un’intervista alla televisione del governo. “Solo la più alta autorità del regime [Khamenei] era consapevole e nessun altro… Sua Santità [Khamenei] aveva detto che dovevo stare attento a queste persone, che non sono degne di fiducia e non mantengono le loro promesse. Bene, abbiamo dovuto lavorare in modo abile e intelligente, oltre a non rompere i ponti dietro di noi, abbiamo anche dovuto costruire un ponte che ci consentisse di andare più veloce se fossimo dovuti tornare indietro. Si trattava di tubi di due o tre centimetri di diametro e tre o quattro metri di lunghezza … Avevamo comprato tubi simili, la stessa quantità, ci è stato detto di riempirli di cemento, quindi abbiamo versato il cemento in quei tubi … ma non abbiamo detto che avevamo altri tubi, perché se lo avessimo fatto ci avrebbero detto di versare il cemento anche in quelli … Ora useremo quegli stessi tubi. Li abbiamo.” (Televisione statale “Canale 4”, 22 gennaio 2019.) https://bit.ly/2RLqSHH

Queste osservazioni mostrano chiaramente che il comportamento del regime nei negoziati sul nucleare, in particolare con il P5 + 1, era basato sulla falsificazione e sull’occultamento e non aveva altro scopo se non quello di guadagnare maggiori opportunità di ottenere la bomba nucleare. Nascondere attrezzature non autorizzate nel sito di Arak è uno degli ultimi di una serie di 30 anni di inganni del regime dei mullah nei progetti nucleari sotto il controllo dei leader del regime, in particolare Khamenei e Rouhani. Una questione che la Resistenza iraniana ha costantemente esposto dal 1991, mettendo in guardia contro tali minacce.
La signora Maryam Rajavi, presidente-eletto della Resistenza iraniana, aveva immediatamente segnalato il pericolo dopo l’accordo del 14 luglio 2015: “Questo accordo chiude il percorso dei mullah verso l’inganno e l’accesso alla bomba nucleare”. Prima ancora, il 24 novembre 2013, dopo un accordo nucleare temporaneo con i Paesi P5 + 1, aveva affermato che “il rispetto degli obblighi internazionali da parte del regime dipende proprio dal grado di risolutezza e fermezza della comunità mondiale rispetto alle cattive intenzioni del regime e alla sua intrinseca ingannevolezza”.

La signora Rajavi ha evidenziato che “qualsiasi indulgenza, esitazione e concessione da parte della comunità internazionale spingerà Khamenei a spostarsi ancora verso la produzione attraverso inganni e raggiri. Il regime clericale non si è mai offerto di riferire sulle proprie attività nucleari all’AIEA secondo il Trattato di Non-Proliferazione (NPT); la Resistenza iraniana è stato il primo gruppo a rivelare le strutture clandestine del regime e il suo inganno nucleare”.
Nel suo libro “Sicurezza nazionale e diplomazia nucleare” Rouhani, presidente del regime clericale, ha scritto: “Nel 2002, le attività si muovevano in un’atmosfera calma, ma i Mujahedin (OMPI/MEK) improvvisamente fecero molto rumore avanzando false accuse… L’obiettivo della nostra Organizzazione dell’Energia Atomica era completare l’impianto di Natanz e quindi notificare all’AIEA il fatto compiuto… nel 2000, l’Organizzazione per l’Energia Atomica ha promesso alle autorità [iraniane] che entro il marzo 2003, impiegando 54.000 centrifughe, sarebbe stata in grado di produrre 30 tonnellate di carburante arricchito del 3,5%.”
Il “Sunday Telegraph”, il 5 marzo 2006, rivelò: “In un discorso durante un incontro a porte chiuse di importanti religiosi e accademici islamici, Hassan Rouhani, che ha guidato i colloqui con il gruppo cosiddetto ‘EU3’ fino allo scorso anno, ha rivelato come Teheran ha giocato per tempo e ha cercato di ingannare l’Occidente dopo che il suo programma nucleare segreto era stato scoperto dall’opposizione iraniana nel 2002”.

Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana
24 gennaio 2019

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