Negli ultimi tre decenni, le autorità iraniane hanno scatenato una brutale campagna di repressione contro studenti e docenti, i quali vengono costantemente minacciati, arrestati o a cui viene impedito di studiare o insegnare a causa del loro attivismo pacifico, credo o opinioni, ha detto Amnesty International in un rapporto pubblicato lunedì.
“Le università in Iran vengono percepite da molto tempo come terreno fertile per i dissidenti. Le autorità hanno costantemente dimostrato tolleranza zero verso le voci del dissenso nelle università, espellendo prontamente, arrestando, torturando e incarcerando studenti e docenti semplicemente per aver espresso pacificamente le loro opinioni o il loro sostegno a politici di opposizione”, ha detto Hassiba Hadj Sahraoui, vice-direttore del Programma per il Medio Oriente e il Nord Africa di Amnesty International.
“Le autorità iraniane hanno stretto una morsa di ferro sull’establishment accademico, consentendo persino ad organi della pubblica sicurezza e dell’intelligence di supervisionare le procedure disciplinari nelle università. Gli sforzi incessanti per stringere questa morsa sulla libertà accademica, bandire pacifici studenti attivisti ed estromettere donne e minoranze religiose, hanno soffocato la vita delle istituzioni accademiche iraniane lasciando pochissimo spazio alla libertà di pensiero e di espressione”.
Le autorità hanno trincerato dietro la politica la pratica dello “starring”, interdire dall’istruzione superiore, temporaneamente o permantentemente, quegli studenti che non si conformano alle opinioni politiche e sociali imposte dallo stato.
Il rapporto enuncia i casi di decine di studenti e docenti che sono ancora dietro le sbarre dopo essere stati accusati di tutti i possibili reati contro la sicurezza nazionale, come “diffusione di propaganda contro il sistema” o “insulti al leader supremo”. Molti di loro sono prigionieri di coscienza detenuti esclusivamente per aver esercitato pacificamente i loro diritti.