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Newt Gingrich chiede un cambio di regime in Iran ed elogia il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana

CNRI – Washington, DC – 20 Ottobre 2017 – Durante un pranzo al National Press Club, dal titolo “La nuova politica americana: la strada da percorrere”, l’ex-portavoce della Camera statunitense e candidato alle presidenziali Newt Gingrich, ha fatto un potente discorso nel quale ha elogiato la decisione del Presidente Trump di decertificare il JCPOA, l’accordo sul nucleare, condannando il regime iraniano e il suo braccio ideologico, il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC). Moderatore dell’evento è stato l’Amb. Lincoln Bloomfield Jr., Assistente del Segretario di Stato per gli Affari Politico-Militari durante l’Amministrazione Bush.

Quello che segue è l’articolo scritto su questo evento dal Dr. Majid Rafizadeh, Presidente dell’International American Council e apparso sull’Huffington Post il 21 Ottobre 2017.

Sull’Iran: L’ex-portavoce della Camera americana e candidato alle presidenziali

L’ex-portavoce della Camera e candidato alle presidenziali Newt Gingrich, ha definito l’establishment teocratico dell’Iran “una dittatura con una facciata di democrazia”, aggiungendo: “Se non fai parte della dittatura e non sei bene accetto al dittatore, non puoi partecipare e perciò fingere che le elezioni offrano realmente qualunque scelta seria al popolo iraniano, è pura fantasia”.

Gingrich ha parlato venerdì durante un pranzo al National Press Club di Washington, DC, dell’Organizzazione delle Comunità Irano-Americane, OIAC. Moderatore dell’evento è stato l’Ambasciatore Lincoln Bloomfield Jr., Assistente del Segretario di Stato per gli Affari Politico-Militari nell’amministrazione di George W. Bush.

Parlando del lancio della strategia sull’Iran del Presidente Donald Trump, il portavoce della Camera ha detto: “Se guardate il discorso sulla decertificazione, che ritengo sia senza alcun dubbio la definizione più metodica di quanto sia pessima questa dittatura che qualunque leader americano abbia mai espresso, è davvero un discorso notevole. E quello che dice è che, alla fine, non è nell’interesse degli Stati Uniti trovare solo un modo migliore per condurre le ispezioni o trovare qualche altro strumento che ci consenta di portare avanti l’accordo attuale, alla fine è nell’interesse degli Stati Uniti trovare un modo per rimpiazzare questa dittatura”.

“Fino a che questa dittatura resterà al potere, fino a che sarà in grado di spendere denaro, fino a che sarà in grado di portare il terrorismo in tutto il mondo, alla fine sarà un pericolo mortale per gli Stati Uniti. E naturalmente è una cosa terribile per il popolo iraniano. Una dittatura che nel 1988 ha ucciso 30.000 persone. Che sta sopravvivendo grazie ad una totale repressione. E’ pura fantasia pensare che questa dittatura sopravviverebbe senza repressione”, ha sottolineato l’ex-candidato alla presidenza.

Riferendosi all’inclusione del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche nella lista delle organizzazioni Specially Designated Global Terrorists (SDGT), del Dipartimento del Tesoro, Gingrich ha ribadito che il Dipartimento del Tesoro avrà la possibilità di indebolire in maniera davvero drammatica l’IRGC, se potrà applicare risorse a questo scopo e se sarà determinato ad estenderla a tutte le istituzioni. L’IRGC possiede larga parte dell’economia iraniana e se davvero ci impegneremo ad isolarlo e a limitarlo, avremo un impatto enorme che si ripercuoterà sull’intera economia iraniana”.

Ricordando che la sua attività al fianco dell’opposizione iraniana risale al periodo in cui era portavoce della Camera, Gingrich ha detto: “La dittatura iraniana ha condotto una operazione ‘false flag’ (sotto falsa bandiera), per arrivare ad una designazione completamente fasulla che il Dipartimento di Stato e la burocrazia hanno avallato. Perciò per un lungo periodo, siamo stati disposti ad ascoltare questa dittatura e a non ascoltare la resistenza, anche se la resistenza stava cercando di dirci la verità su una dittatura che ci stava mentendo”.

Per quanto riguarda la direzione futura della politica americana, l’ex-portavoce della Camera ha sottolineato: “Io spero che questa amministrazione, nell’ambito di questo processo per iniziare a disfarsi dell’IRGC e alla fine della dittatura, si avvicinerà alla fonte di quelle informazioni in un modo molto più collaborativo, per coordinare le informazioni, coordinare le opinioni e trovare un modo per lavorare insieme. Il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana ha un enorme potenziale e la Presidente eletta (del CNRI) Maryam Rajavi, ha fatto un lavoro straordinario, guidando un’organizzazione attraverso un periodo molto lungo e molto difficile. E io voglio sperare che ad un certo punto, in un prossimo futuro, le venga porto l’invito a visitare ufficialmente gli Stati Uniti, per avere la possibilità sia di incontrare i leaders americani, che di girare il paese”.

Rispondendo ad una domanda posta dall’Amb. Bloomfield se il CNRI sia un’opposizione praticabile rispetto all’establishment teocratico dell’Iran, Gingrich ha detto: “Direi che se qualcuno avesse dei dubbi dovrebbe andare al meeting annuale di Parigi di questa organizzazione a livello mondiale, e vedere apparire 100.000 persone e i rappresentanti di 40 o 50 paesi diversi, funzionari eletti ed ex-funzionari eletti provenienti letteralmente da decine di paesi che non ci si aspetterebbe mai. E chiedersi perché questa è la più chiara, la più forte, la più diffusa resistenza alla dittatura iraniana. Non credo che nessuno possa arrivarle neanche secondo in termini di grandezza”.

 

 

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