La signora Rajavi esorta le Nazioni Unite e l’UE ad agire immediatamente per salvare i detenuti nel braccio della morte
In mezzo alle turbolenze nazionali e regionali e temendo una rivolta popolare, Ali Khamenei è ricorso a esecuzioni di massa di prigionieri proprio mentre il suo nuovo presidente, Massoud Pezeshkian, si prepara a rendere noti i componenti del suo governo. Pezeshkian ha ripetutamente affermato che questo governo, che potrebbe essere soprannominato il “Gabinetto esecutivo”, sarà annunciato solo dopo l’approvazione di Khamenei.
In un atto di brutalità non visto nemmeno secondo gli standard di questo regime dal 2016, i carnefici di Khamenei hanno impiccato 22 prigionieri in un solo giorno nella prigione di Ghezel Hesar a Karaj mercoledì 7 agosto. Sette delle vittime erano sunniti.
Il giorno prima, il 6 agosto, sono stati giustiziati altri quattro prigionieri: Aminollah Naroui (42 anni), Hamzeh Garavand (28) e Azad Abdollahi (45) nella prigione di Bandar Abbas e Akbar Gohari (40) nella prigione di Sabzevar. Il 3 agosto, oltre ai quattro prigionieri indicati in un precedente comunicato, altri tre – Naghi Ghorbani (40), Reza (Hamid) Rostami (32) e Javad Amiri (35) – sono stati impiccati nella prigione Adel Abad di Shiraz. Queste esecuzioni sembrano essere la brutale rappresaglia di Khamenei, della magistratura, delle Guardie Rivoluzionarie e del presidente contro il popolo iraniano che chiede la fine della dittatura religiosa.
Martedì 6 agosto, in concomitanza con lo sciopero della fame dei prigionieri nel 28° martedì della campagna “No all’esecuzione”, le detenute politiche del reparto femminile della prigione di Evin hanno protestato contro l’esecuzione di Reza Rasaei a Kermanshah. Ai loro canti di “Morte al dittatore” e “Morte al governo delle esecuzioni” le guardie carcerarie hanno reagito con la violenza, causando diverse ferite che hanno richiesto cure mediche.
La signora Maryam Rajavi, presidente-eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI) ha espresso le sue condoglianze alle famiglie delle vittime. Ha dichiarato che le fondamenta del regime sono costruite sulla tortura, l’esecuzione e il genocidio, con 45 anni di spargimenti di sangue incessanti. Mentre il regime spera che queste tattiche brutali sedino la rabbia pubblica e impediscano le rivolte, rafforzeranno solo la determinazione del popolo a rovesciare il regime.
La signora Rajavi ha chiesto un’azione immediata da parte delle Nazioni Unite e dell’UE per salvare i prigionieri del braccio della morte e deferire le violazioni dei diritti umani del regime iraniano al Consiglio di Sicurezza. Ha affermato che l’inazione di fronte a tali atrocità non solo viola i diritti umani universali, ma incoraggia anche il regime a intensificare i suoi crimini, il bellicismo e il terrorismo.
Segretariato del National Council of Resistance of Iran (NCRI)
7 agosto 2024