La magistratura del regime iraniano ha impiccato almeno 13 prigionieri dal 24 al 28 agosto:
24 agosto, Mohammad Reza Shahram Far e Hadi Jozeii insieme ad altri tre prigionieri nella prigione di Gohardasht;
26 agosto, Omid Ali Gravand nella prigione di Khorramabad, Gholamreza Kazemi e Reza Zahmati nella prigione di Zabol, un prigioniero a Teheran;
27 agosto, Esmail Bargrizan e Saeed Sabaki a Bandar Abbas;
28 agosto, Mojtaba Khademi Nejad e Rahim Qanbar Zahi a Shiraz.
Almeno 71 prigionieri erano stati giustiziati dal 23 luglio al 22 agosto.
Nella sua fase finale e spaventato dalla situazione esplosiva della società, il regime dei mullah manda ogni giorno più prigionieri al patibolo. Sulla base di documenti ottenuti dalla magistratura dei mullah, il Comitato per la Sicurezza e l’Antiterrorismo del CNRI ha rivelato nella sua dichiarazione del 16 maggio 2022 che 5.197 prigionieri sono nel braccio della morte o condannati per Qisas (ritorsione in natura).
Una delle missioni di Ebrahim Raisi, il carnefice del 1988, è giustiziare quanti più prigionieri possibile per intimidire e terrorizzare il pubblico. Il 31 agosto, il chierico Ali Saeedi, capo dell’Ufficio Politico e Ideologico del Comandante in Capo, ha dichiarato: “C’è ora un governo che ha tutte le caratteristiche per essere adeguato ai 43 anni di regno del vali-e faqih [la Guida Suprema]”.
La Resistenza iraniana ribadisce il suo appello alle Nazioni Unite, all’Unione Europea, agli Stati membri e ai difensori dei diritti umani affinché intraprendano un’azione immediata per salvare la vita dei prigionieri nel braccio della morte e inviino una delegazione internazionale a visitare le carceri iraniane e incontrare i prigionieri.
Segreteria del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI)
31 agosto 2022
